di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
La notizia è che la famiglia finlandese Mattson che si era trasferita in Sicilia (lei 42 anni pittrice, lui 46 anni informatico con 4 figli di 15, 14, 6 e 3 anni), dopo aver sperimentato com’è la nostra scuola, hanno deciso di andarsene dall’Italia perché, a loro avviso, le nostre scuole (asilo, elementari, medie) sono inadeguate.
I genitori delusi dicono che in Finlandia si punta sul benessere personale del bambino visto come parte di quello collettivo, da noi contano solo i voti. Se stai bene –dicono- e sei sereno impari, viceversa no. I bambini devono giocare di più e non stare sempre seduti. In Finlandia all’asilo dalle 9 alle 11 giocano fuori e hanno un giardino attrezzato, qui stanno sempre dentro; alle elementari, ogni ora hanno 15 minuti di intervallo, e nonostante facciano meno ore (680) di quello che si fa in Italia (744 ore) i 15enni finlandesi hanno una media di 520 punti in lettere, matematica e scienze contro i 470 degli italiani che nel Sud e isole scendono a 440. Già a 7 anni in Finlandia si insegna ad andare a scuola da soli (i più grandi aiutano i più piccoli) e se abitano a 5 km. di distanza viene il bus-scuola, per dare autonomia e sicurezza. L’approccio poi deve essere empatico, per questo la scuola pubblica finlandese ha adottato molti suggerimenti dalle scuole private Steiner e Montessori, compreso quello di far iniziare le elementari a 7 anni anziché a 6 ed ha un orario più corto di quello italiano. E nonostante meno ore annuali e partendo un anno dopo, a 15 anni gli studenti finlandesi sono tra i primi al mondo e molto più avanti dei nostri: less is better, “meno è meglio”.
Le scuole sono accoglienti e colorate e così le aule, non si sta sempre seduti al chiuso e si dà molta importanza agli apprendimenti non formali e informali che provengono dalle materie artistiche e manuali e dall’imparare all’aperto sia nel gioco che a contatto con la natura. In Italia c’è poi un eccesso di burocrazia e di digitale, di notifiche nelle app del registro elettronico che creano ansia e disagio agli adolescenti, strumenti fondati sul controllo formale e sul malessere che non producono alcun apprendimento, anzi.
In Finlandia convivono vari approcci pedagogici (pubblico e privati) e si cerca di apprendere l’uno dall’altro, da noi vige invece autoreferenzialità e competizione. Si dirà che mancano le risorse. E’ vero, ma fino ad un certo punto, infatti con 8.700 euro a studente si può fare anche in Italia un’ottima scuola o un asilo nel bosco o in campagna anziché un asilo-bunker di cemento, così si può apprendere anche all’aperto (per alcune materie) e motivare di più che stando sempre seduti. Non sono ancora i 10.500 euro che la Finlandia spende per ogni studente della scuola primaria, ma se consideriamo il potere d’acquisto non sono molto inferiori. I docenti sono più preparati e seguiti dalle Università e le scuole hanno tutte (sia private che pubbliche) dei controlli annuali di qualità. E’ vero che i docenti finlandesi guadagnano il 20% più dei nostri (in ppp, cioè in rapporto al potere d’acquisto locale), ma come dice il nostro maestro elementare Federico Monaco si può insegnare bene anche se si prende poco (lui lo fa). E meno male che non sono arrivati prima i due genitori finlandesi se no anziché i 40 giorni di chiusura per Covid durante la pandemia in Finlandia ne avrebbero trovati 130 in Italia.
Ecco la lettera integrale inviata al giornale locale Siracusa News:
“Mamma urlano e picchiano sul tavolo” dice il mio bambino di 6 anni. “Sì, è pazzesco che usino il fischietto e urlino” dice il quattordicenne, “e conosco l’inglese meglio dell’insegnante di inglese stesso”. Siamo una famiglia finlandese che si è trasferita a Siracusa, solo perché potevamo (lavori digitali). Volevamo sperimentare il vostro clima e la vostra cultura fantastici, ma purtroppo il nostro soggiorno non è andato come previsto. Abbiamo già vissuto sia in Spagna sia nel Regno Unito e abbiamo (ingenuamente?) pensato che il sistema scolastico sarebbe stato simile in tutto il Mediterraneo, ma ragazzi, ci sbagliavamo. I nostri due ragazzi, uno di 6 anni e l’altro di 14, sono andati a scuola qui a Siracusa ma ci sono voluti appena un paio di mesi per renderci conto che non ne valeva la pena. Il sistema scolastico è così povero. I miei dubbi sono iniziati dal primo giorno che ho messo piede a scuola per l’iscrizione: il rumore delle classi era così forte che mi chiesi come diavolo fosse possibile concentrarsi con quel frastuono. Quel giorno ho anche dato un’occhiata di sfuggita ad un’aula in cui un bambino di circa 7 anni stava svolgendo un esercizio di fronte ad un insegnante arrabbiato che sprezzante, guardava dall’alto in basso non solo il bambino alla lavagna ma tutti gli alunni. Era scioccante. La giornata scolastica si trascorre sulla stessa sedia dalla mattina fino a quando non si ritorna a casa. Cosa? “Non esistono pause dov’è permesso muoversi?” Chiedo. “Solo piccole pause nella stessa classe.” È stata la risposta che ho ricevuto. Questo sarebbe uno dei fattori principali per avere un cambiamento nelle classi: l’importanza dell’aria fresca e delle pause! Se solo il governo ne capisse i benefici! In Finlandia, gli studenti hanno una pausa di 15 minuti tra una lezione e l’altra, e lasciano l’aula per giocare insieme nel giardino/patio. Uno o due insegnanti li tengono d’occhio mentre sono fuori. La Finlandia si rende conto dei benefici di bambini che si muovono, giocano, urlano e corrono liberamente all’aperto per liberarsi delle energie in eccesso e prendere aria fresca, così da ottenere migliori risultati a scuola.