di Eleonora Camilli. Pubblicato in Redattore sociale del 22 febbraio 2023.
Sono oltre 173mila (92.353 donne, 31.848 uomini e 49.444 minori) i rifugiati ucraini che hanno varcato il confine italiano dall’inizio del conflitto nel paese, il 24 febbraio 2022. Di questi 169mila hanno chiesto protezione temporanea in Italia, in forza dell’applicazione in Ue della direttiva 55/2001, che permette alle persone in fuga di avere accesso immediato ai servizi, al lavoro, alla scuola. Lo strumento ha permesso anche di accogliere le persone senza passare per le maglie e le lungaggini burocratiche del sistema d’asilo.
Per far fronte all’arrivo straordinario dei cittadini ucraini l’Italia ha deciso di affiancare al sistema ordinario dell’accoglienza la gestione da parte della Protezione civile dei rifugiati. In particolare il Dipartimento della Protezione Civile ha predisposto un Piano per l’accoglienza e l’assistenza, che ha integrato con le misure di accoglienza diffusa realizzate attraverso gli enti del terzo settore e del privato sociale. Una risposta repentina, che ha coinvolto enti locali e le organizzazioni dal basso, dando vita a sistema ibrido e totalmente nuovo. Ma a un anno di distanza questo nuovo approccio ha tracciato davvero un modello replicabile anche in altre situazioni di crisi?
Stando ai dati, la maggior parte dei rifugiati ucraini arrivati in Italia ha trovato appoggio da amici e parenti. Solo una quota residuale è entrata nel sistema di accoglienza. Al 15 febbraio 2023 risultano nei Centri per l’accoglienza straordinaria (Cas) circa 11.149 persone, mentre 2.402 sono accolte nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Infine negli alberghi sono presenti 3266 persone mentre i posti occupati dell'accoglienza diffusa sono 2.162.
sintesi di Alessandro Bruni
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