Sintesi con personale elaborazione di Alessandro Bruni di due recenti articoli pubblicati sul tema.
da Letizia Espanoli. Pubblicato nel blog dell'autore il 3 novembre 2022. Focus senilità
Quel muro rovinato, il carrello tenuto insieme da scotch, le pareti spoglie oppure piene di oggetti colmi di polvere, il magazzino di piano disorganizzato, l’anziano vestito con un maglione di un altro residente, quell’apparecchio acustico spento da giorni in attesa di qualcuno che cambi la batteria … sono solo alcuni di quei fantastici “eventi” che raccontano quanto l’accuratezza sia una cultura aziendale oppure solo una parola in una residenza per anziani che non sa più creare Cura.
Mal – trattamento. E se il suo contrario fosse proprio accuratezza, quel “fare con cura” che altro non può essere che un “essere presente a ciò che sto facendo con tutto me stesso”.
Non amo la parola “maltrattamento”: trattamento è un termine che racchiude l’oggettivizzazione della Cura (tratto l’emiplegia, la gastrite, il disturbo del comportamento) porta con sé anche un “trattare” (mercanteggiare), come se si potesse, nel processo di Cura venir meno, abbassare il livello.
La Cura muore tra le labbra del professionista che dice “non ci sono risorse” di fronte alla persona accartocciata in un letto e si rigenera invece nella decisione di scegliere la sua musica preferita da accendere in alcuni momenti della giornata, di mettere una rosa sul comodino (anziché le flebo da fare, come se tutto fosse di proprietà dei professionisti), di mezz’ora dedicata dell’animatore alla figlia per insegnare come, un massaggio alla mano con un profumo gradito, possa creare serenità e una biochimica rilassante alla mamma.
Ecco allora il significato dell’Accuratezza, come espressione di un “esser-ci”. Io sono presente a me stesso mentre sono in relazione con te, capace di portare in questo istante tutto il mio “sapere”, ma anche il mio “essere”. Non dimenticare mai che tu curi solo con ciò che sai. Ecco perché l’organizzazione che Cura diventa visibile, perché ha ragione la professoressa Mortari quando sottolinea che “ciò che tu fai, dice chi tu sei”.
L'agire con accuratezza ci chiede di portare la consapevolezza sulla progressiva perdita di valore delle parole dei residenti quando non li si riconosce più come interlocutori morali, come persone. Tu diventi le parole che si usano per raccontarti: un problema, delle attività “residue”, un demente (se qualcuno te lo dice per strada è un’offesa), un aggressivo ( … e magari sono solo ore che hai dolore ma non hai parole per dirlo), un ospite (ed allora qualcuno ti spiega chi è il padrone di casa?), qualcuno da “spostare” (ma non si spostano solo gli oggetti?), da “imboccare” (ma non si imboccano le oche?)… ecco allora che se le parole della cura diventano queste, è evidente che c’è un sistema che deve essere riscritto e le persone anziane, le persone con demenza hanno bisogno di altre parole per essere narrate.
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da intervista a Luca Fazzi. Sociologo Università di Trento. Pubblicato in Luoghi di cura del 25 gennaio 2023. Focus senilità
Alcuni sostengono che le strutture residenziali siano semplicemente da chiudere, perché è la loro stessa natura a renderle inumane. È innegabile che le RSA siano per tanti versi quelle che Goffman chiamava le 'istituzioni totali'.
Chi entra in RSA deve lasciare il suo ambiente vitale, i suoi tempi di vita, la partecipazione alle feste di famiglia, persino gli abiti che porta con sé sono scelti in funzione della nuova soluzione alloggiativa.
Non servono più cappotti o cappelli, ma pantaloni del pigiama e golfini per andare nelle sale comuni. Tutto quello che era prima dell'ingresso e che contribuiva a definire l'identità delle persone è radicalmente trasformato e in larga parte va perduto per sempre.
Però pensare di chiudere questi enti non è realistico e non sarebbe neppure giusto. Tante persone anziane sviluppano malattie tali da non potere essere più gestite a domicilio, ed è per loro indispensabile accedere a strutture adeguate.
Ci sono molte RSA in cui esiste una grande attenzione alla qualità delle relazioni e gli anziani possono vivere con dignità e rispetto, mentre in altre prevalgono comportamenti oppressivi e umilianti.
Sarebbe semplice tracciare una linea di confine tra le RSA buone e quelle cattive e pensare in questo modo di avere risolto il problema. In realtà, tra buono e cattivo c'è una enorme zona grigia, in cui non accadono fatti veramente eclatanti, ma dentro la quale è come se la qualità delle relazioni umane si deteriorasse giorno dopo giorno.
Se non in rarissimi casi, non c'è una vera intenzionalità di fare vivere male le persone anziane. Il fenomeno del maltrattamento non è percepito come tale, oppure è sottovalutato. Se si perde di vista però il cuore della cura, il risultato non può che essere devastante e la discussione sul futuro delle strutture residenziali dopo la pandemia ne è la riprova più evidente.
In Italia il maltrattamento degli anziani è un argomento poco trattato, a differenza della maggior parte degli altri paesi sviluppati nei quali, da anni, si susseguono studi e ricerche con elaborazione di Linee Guida volte alla prevenzione del fenomeno.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per maltrattamento rivolto a persone anziane si deve intendere “ogni azione, singola o ripetuta, oppure l’assenza di un’azione adeguata, che causa sofferenza o danni, nell’ambito di una relazione connotata da un’aspettativa di fiducia nei confronti del caregiver” (OMS, 2022). Non è dunque l’intenzionalità a contraddistinguere il maltrattamento, ma il danno. Utilizzare questa definizione più ampia per parlare di maltrattamento è essenziale perché spesso dirigenti e operatori intendono con questo termine forme di comportamento intenzionalmente arbitrarie e caratterizzate da violenza manifesta e, la reazione quasi inevitabile, è di respingere l’avvio di qualsiasi discussione sull’argomento.
- Il maltrattamento fisico si riferisce a violenza fisica come strattonamenti, spinte e contenimenti non giustificati, causate dal comportamento dei caregivers nei confronti degli anziani.
- Il maltrattamento sessuale consiste in tutti quei comportamenti che implicano un abuso, sia fisico che verbale, inerente la sessualità dell’anziano: quindi violenze esplicite, ma anche irrisioni o ammiccamenti a sfondo sessuale.
- Il maltrattamento economico è relativo ai furti o alle sottrazioni di oggetti e beni. Questo può riguardare un portafoglio, vestiti, prodotti di igiene personali, sottratti e sostituiti con beni di minore valore per non “dare nell’occhio”.
- Il maltrattamento psicologico e emotivo è la forma di abuso meno visibile e si compone di atteggiamenti svalutanti, mancato rispetto delle persone, infantilizzazione e ogni altra forma di comportamento che causa, nelle persone che lo subiscono, disistima, frustrazione e umiliazione.
- Infine è catalogabile come maltrattamento anche l’incuria. L’incuria si riferisce a comportamenti di mancata stimolazione fisica e sociale degli anziani, a mancanza o carenza di nutrizione, pulizia e cure, all’assenza di precauzioni per la sicurezza e a un trattamento medico e sanitario inappropriato.
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