di Maurizio Bonati. Dipartimento di Salute Pubblica, Istituto di Ricerche Farmacologiche. Mario Negri IRCCS, Milano. Pubblicato in Ricerca e Pratica di Gennaio-Febbraio 2023.
Sfogliare i quotidiani negli ultimi giorni dell’anno stimola riflessioni che rimandano a un più ampio contesto spazio-temporale. Sfogliando le pagine c’è la notizia delle studentesse di un liceo di Ravenna che, prima realtà nazionale, hanno ottenuto il congedo mestruale (due giorni al mese di assenza giustificata).
Le mestruazioni non sono una malattia, ma una delle caratteristiche biologiche femminili che non dovrebbero essere pregiudizio di discriminazione o ingiustificata medicalizzazione della fecondità. Per circa il 20% delle giovani donne le mestruazioni sono dolorose (dismenorrea) e con perdite abbondanti ed efficaci terapie sono disponibili. L’attenzione e la sensibilità mostrate dalla dirigenza scolastica di Ravenna sono un’importante indicazione per creare quel clima scolastico accogliente e inclusivo che l’anacronistico concetto di merito sembra voler soppiantare.
Certo serve anche altro in proposito, come gli assorbenti gratuiti nei bagni e un’informazione/sensibilizzazione a partire dalla scuola nel combattere i tabù delle mestruazioni, ma più in generale della sessualità come parte del percorso educativo/formativo. Oltre gli assorbenti anche i preservativi dovrebbero essere distribuiti gratuitamente in alcuni contesti. Così come la pillola contraccettiva dovrebbe essere gratuita per le giovani donne, come già avviene in molti Paesi europei e come viene ricordato qualche pagina dopo nella rassegna stampa.
Sembra che in questo momento la scuola sia La casa delle donne, il luogo privilegiato ove esprimere e costruire l’autodeterminazione femminile. “Per noi ragazze anche la scuola peggiore è stata momento indispensabile di liberazione. Questo però non significa che la scuola che ci ha educate e istruite sia stata quella di cui avevamo bisogno. E rimpiangerla non mi sembra il caso. Non parliamo poi di chi ha nostalgia di parole come «punizione», «umiliazione», «merito». Siamo di fronte a uno dei tanti rigurgiti patriarcali. Ma si tratta anche di un progetto politico pericoloso che immagina la crescita come un feroce disciplinamento da caserma e la buona riuscita scolastica come facile misurazione dell’obbedienza al risaputo”.
sintesi di Alessandro Bruni
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