di Riccardo De Benedetti. Pubblicato in Avvenire il 3 febbraio 2023.
Leggendo Natura e spirito di Edmund Husserl, padre della fenomenologia, il meno che si possa dire è che sia finalmente giunto il momento di tornare a occuparsi di filosofia. Sono pagine che tradotte e curate con assoluto rigore da Renato Cristin (Studium) ci consentono di entrare nel vivo di una prospettiva teorica che mette al centro della sua riflessione le ragioni stesse del filosofare, tutte interne a quelle due parole che non sono opposte l’un l’altra, bensì correlate.
Nei decenni successivi alla catastrofe della guerra mondiale, la filosofia veniva relegata alla dimensione politica dell’esistere, un confinamento immediatamente occupato dall’ideologia e dalla trasformazione della politica in mera amministrazione. Al punto di confondere il filosofo con l’ideologo, seguito subito dopo dal tecnocrate. Di spazi non se ne sono aperti di altri, anzi, lo sviluppo della tecnica, pensiamo all’Intelligenza artificiale, ha spinto la filosofia nell’orticello dello psico-dramma sociale che la nostra società mette in scena con sempre rinnovati canovacci.
Una presenza ectoplasmatica, a metà tra la saggezza che può dare il bigliettino ancora presente in certi cioccolatini, e il sofà dello psicoanalista, peraltro già abbondantemente sostituito dal banco della farmacia. Al contrario la prospettiva husserliana – che potremmo definire inattuale, alla stessa stregua dell’inattualità nietzscheana, per quanto di struttura assolutamente diversa, conduce direttamente al punto incandescente di questa situazione.
Le scienze non dicono più nulla all’uomo in quanto ormai si “limitano” a fare l’uomo. A farlo e a disfarlo attraverso la tecnica alla quale si sono ridotte.
segnalato da Samuele Pedrazzini
sintesi di Alessandro Bruni
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