di Oscar di Montigny. Pubblicato in Linkiesta del 25 febbraio 2023.
Tra i quattro sistemi che inquinano di più quello dell’edilizia continua a essere scarsamente associabile ai principi dell’economia circolare. Eppure, come si legge nel Circularity gap report 2023 (lo studio di Circle economy realizzato in collaborazione con Deloitte e presentato a Davos in occasione dello scorso World economic forum), il modo in cui infrastrutture ed edifici vengono costruiti influenzerà la domanda di materiali e di energia, sia per la loro costruzione sia per la fase di utilizzo, determinandone il ciclo di vita.
«Gli edifici già in uso – afferma il report – sono i principali responsabili delle emissioni di carbonio di quasi un terzo del consumo energetico globale. In tutto il mondo, la costruzione e la demolizione determinano quasi un terzo del consumo totale di materiali e generano una quantità analoga di rifiuti. In particolare, negli ultimi due decenni, l’aumento della domanda da parte dell’industria delle costruzioni ha fatto sì che l’estrazione di minerali non metallici, in particolare sabbia e ghiaia, triplicasse».
Se pensiamo a uno dei materiali più usati nelle costruzioni come il cemento, non possiamo non considerare che per produrlo è necessaria una temperatura di millequattrocento gradi che genera emissioni di gas serra pari all’otto per cento dell’intero totale.
Lo studio di Circle economy conclude invitando all’uso della costruzione modulare e a dare priorità a strutture e telai leggeri per ridurre l’uso di cemento e acciaio, consigliando anche laddove possibile di ricorrere ai tetti verdi. Non resta quindi che costruire oggi le case del futuro, con più legno e altri materiali disponibili localmente e meno cemento.
sintesi di Alessandro Bruni
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