di Alessandro Rosina. Demografo, studia i mutamenti sociali. Pubblicato nel blog dell'autore e in II Sole 24 ore del 22 febbraio 2023.
La demografia italiana, un po’ come la costruzione della Torre di Pisa, via via che evolve nel corso di questo secolo rischia di andare verso uno sbilanciamento sempre meno sostenibile. Due soluzioni sono possibili. La prima impone la rinuncia di un percorso solido di crescita, con relativa condanna all’Italia del XXI a rimanere un progetto incompiuto. La seconda, analogamente all’operazione fatta a su tempo con la Torre di Pisa, richiede di reimpostare il progetto di sviluppo del paese seguendo una curvatura opposta alla pendenza. I punti dell’infrastruttura demografica da cui partire adottando questa seconda soluzione sono quelli delle generazioni di chi ha oggi tra i 45 e i 50 anni e di chi ha tra i 20 e i 25 anni.
La prima di queste due coorti avrà attorno ai 75 anni nel 2050. E’ con essa che l’Italia sposterà il baricentro della propria struttura demografica dal cuore dell’età attiva alla piena età anziana. Si tratta, quindi, del passaggio in cui maggiore è il rischio di tenuta del sistema sociale ed economico se non accompagnato da politiche ben mirate ed incisive. A metà di questo secolo, infatti, quella di chi avrà 75 anni sarà l’età in valore assoluto più popolosa (830 mila residenti secondo lo scenario mediano Istat, contro poco più di 500 mila trentenni e circa 680 mila cinquantenni). L’italiano tipo sarà, pertanto, un 75enne. Ma che tipo di 75enni avremo? La risposta dipenderà da come costruiranno il loro percorso di vita da qui al 2050 coloro che si trovano oggi al centro dell’età adulta. Questa generazione avrà la forza di trascinare l’Italia verso il basso oppure, al contrario, l’opportunità di far entrare in modo solido il paese nella sua fase matura, mantenendo coesione e capacità di generare benessere.
sintesi di Alessandro Bruni
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