di Luca Sofri. Pubblicato nel blog dell'autore Wittgenstein del 24 febbraio 2023.
Proviamo a fare ordine e ad affrontare il problema proficuamente. Perché i problemi sono due, anche se ben connessi. Uno è che c’è in giro una limitata ma pericolosa quantità di fessi violenti che trova legittimazione alla propria fesseria nobilitandola con proclami di ispirazione nazionalista e fascista: i manifesti sui muri di Roma ne sono l’espressione più visibile, con la loro enfasi linguistica ridicola tipica dei complessi di inadeguatezza che spingono a usare paroloni per darsi un tono. Non tutti i fessi sono violenti e pericolosi, ma se frequenti quei tipi di predicazioni è più facile che poi ti venga di menare le mani, rispetto a frequentare non solo dei club di giardinaggio ma anche delle riunioni dei Giovani Democratici.
Il secondo problema è che c’è in giro una più estesa quantità di un po’ meno fessi e meno violenti ma bisognosi di affermazioni di sé e insofferenti di mitologiche figure così come le ha disegnate una propaganda strumentale – i “comunisti”, “la sinistra”, “la cultura woke”, “i radical chic” – e che verso queste figure concentra i propri risentimenti, alimentati da astuti cercatori di consenso nella politica e nei giornali. Nella narrazione che viene efficacemente rifilata a queste persone ci sono alcuni argomenti sciocchi ma efficaci, appartenenti al repertorio degli inganni dialettici più consolidati. Uno è il solito “e allora XXXX?”. Uno invece è una variante di “argomento fantoccio” che irride l’ipotesi del “ritorno del fascismo” attribuendo ai promotori di questa ipotesi l’idea che il fascismo in questione si replichi con i costumi, i linguaggi e le ricostruzioni di un secolo fa: tipo i centurioni che si fanno fare le foto al Colosseo. Fa ridere, no? E infatti ridono: “hahaha, macché fascismo, i tempi sono cambiati”. E un sacco di gente lo trova divertente, e si fa indottrinare da questa versione che permette di mettere in ridicolo qualcuno e sentirsi più intelligenti: “hahaha, macché fascismo! Che cretini siete, il fascismo non può tornare“.
Ora, uno potrebbe essere indotto a spiegare loro che non hanno capito, o che hanno torto: e che quando si parla di fascismo non si parla di un definito e circoscritto periodo storico che fu un misto di spregevolezza e ridicolo (molta spregevolezza, purtroppo), e un imbarazzo per questo paese e chi gli vuole bene. E che il fascismo è invece un modo egoista e retrogrado di concepire i rapporti col prossimo e con i diritti altrui, e un modo arrogante e violento di applicare le proprie idee (a mazzate o vagoni piombati, sostanzialmente), che è capace di adattarsi a ogni epoca, evolvendosi: si possono avere comportamenti fascisti anche sui social network senza mettersi divise da balilla (e hanno comportamenti fascisti anche delle persone che credono di essere di sinistra). Ma questi argomenti che smontano la derisione verso il “ritorno del fascismo”, quelli razionali e ragionevoli, si sono dimostrati sterili: le persone non hanno voglia di sentirsi dire che hanno torto, e a volte già lo sanno, e si compiacciono di sbuffare.
sintesi di Alessandro Bruni
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