di Giancarla Codrignani. Pubblicato nel blog dell'autrice il 23 febbraio 2023.
Siamo in guerra da un anno e rischiamo il terzo conflitto mondiale. La guerra è presente in Congo, in Afganistan, in Siria, in Birmania, in Burkina Faso, in Iran, nella Palestina di un Medioriente sempre più allargato, in Pakistan, nei Balcani così vicini e già provati: ovunque rischia di degenerare. E’ arrivata in Europa, a dimostrazione che la democrazia è fragile e può essere contagiata dall’incapacità di controllare i conflitti con le armi civili del dialogo diplomatico preventivo. Impensabile diventare indifferenti alla minaccia nucleare per accettazione disinformata, non più innocente.
Sono ben consapevole di che cosa significa vivere nel 2023 d.C. e avere, a 92 anni, ricordi ben precisi di che cosa sia una guerra mondiale; e con la guerra – io non sono nessuno – ma dico che se non ci dite quale strategia si sta perseguendo non ci sto più. Vivo in Occidente, ne sostengo i valori e perfino le alleanze e le ragioni dell’Ucraina. Ma se i morti civili sembrano essere meno di 10mila, quelli militari, segretati da entrambe le parti, secondo un generale americano presente all’incontro di Ramstein del 20 gennaio, sarebbero, per i soli russi 188mila. Altrettanto per gli ucraini? Faremo entrare oltre ai Leopard anche l’aviazione nella guerra? in funzione difensiva? con il parere negativo del Pentagono? Con Stoltemberg che è andato in Estremo Oriente a vedere se il teatro del Sudest asiatico può essere compatibile con quello ucraino?
Rischiare la terza guerra mondiale classica insieme con quella già in atto e ben definita dal Papa? La guerra come soluzione civile e non il perseguimento della pace?
sintesi di Alessandro Bruni
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