di Massimo Recalcati. Pubblicato nel blog dell'autore e in La Stampa del 17 febbraio 2023.
Lo sfondo epico dell’ultimo romanzo di Rosella Postorino “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli) è il trauma della guerra nell’ex-Iugoslavia, l’assedio di Sarajevo, l’esilio dei profughi, la morte e la distruzione. Nella recensione Recalcati ne ha fatto un saggio di profondità sulla figura della madre. Noi abbiamo arbitrariamente reso il suo contenuto fornendo un sintetico elenco di frasi significative:
- Mentre la storia e la politica interrogano di sorvolo le leggi universali che governano la vita degli uomini, la letteratura si interessa delle vite particolari, viste dal basso e non dall’alto. Le prime esigono coerenza, la letteratura s’inoltra nel caos delle contraddizioni che avvolge la vita umana.
- Il primo volto del mondo coincide per ogni essere umano col volto della propria madre. La sua perdita non sarebbe allora solo la perdita di una persona cara, ma la perdita stessa del senso del mondo.
- «Mamma, dove sei?»
- La madre è come la corrente elettrica di una casa; la guerra impone invece il buio, lo spegnimento brusco della luce.
- La scomparsa della madre coincide con la scomparsa di Dio e rendere inaffidabile il mondo perché la presenza di una madre alimenta l’illusione che vi sia sempre un seno a disposizione per lenire il dolore di esistere, una cura possibile di fronte al male e alla febbre convulsa della vita.
- La guerra è il nome di uno strappo, di una lacerazione che accompagna la vita umana. Solo la madre può trasmettere al figlio la fiducia necessaria nei confronti del mondo: non tutto è avvelenato, non tutto è dolore e morte.
- La nostalgia della madre ritorna in questi figli orfani di guerra gettati nell’abbandono come la nostalgia della pace di fronte alla guerra. La fine della guerra sarebbe allora il ritorno alla madre?
- Questo significa che il dolore non è un errore del sistema ma è il sistema che è stato programmato così. È questo, dunque, il mistero dell’esistenza?
- Per questo ci sono anche madri, come accade nel racconto, che si possono togliere la vita. La contraddizione diviene assoluta: una madre è tale perché genera la vita e non perché la sopprime.
- Allora siamo tutti figli e orfani insieme. Costretti a separarci dalla nostra origine, a rinunciare ad ogni forma di interezza. Siamo viaggiatori con un solo biglietto di andata, scriveva Sartre.
- Oppure la salvezza è nella comunità orizzontale dei figli che sopportano la loro condizione di orfani stando vicini l’uno all’altro, perché solo il sole non sente la mancanza di nessuno.
- Noi siamo lo strappo che ci costituisce come mancanti da sempre. Tuttavia questa mancanza non ci impedisce di vivere, ma è un nome, assoluto e assurdo insieme, della vita, il suo solo nome possibile.
sintesi di Alessandro Bruni
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