di Redazione. Pubblicato in Il Post del 18 marzo 2023.
Questi problemi di genitorialità sono dovuti soprattutto alla mancanza di una legge sul riconoscimento del legame di parentela tra figli e genitore non biologico, cioè la madre che non ha partorito o l’uomo che non ha donato il seme per la nascita (per esempio nel caso della GPA fatta da due uomini). In questi casi in Italia, di base, l’unico genitore riconosciuto è quello biologico, mentre l’altro è considerato un estraneo. Significa concretamente che può aver bisogno di una delega per poter andare a prendere i suoi figli a scuola o per prendere altri tipi di decisione: firmare un permesso per una gita scolastica, un modulo per fare un vaccino, o magari iscriverlo in piscina, ma anche fare un viaggio insieme, almeno fino a quando non si ottenga una qualche forma di riconoscimento, cosa che può richiedere anni.
Da anni molte famiglie non tradizionali raccontano le complicazioni e i paradossi di una situazione in cui agli occhi dello stato sono considerati degli estranei nei confronti di figli che hanno fatto nascere e che hanno cresciuto. Raccontano inoltre il disagio di dovere spiegare la situazione ai figli, magari dopo le domande di compagni di scuola i cui genitori non devono affrontare tutti questi problemi.
La mancanza di una legge sul riconoscimento è una diretta conseguenza dei divieti sulla procreazione assistita, che permette di avere figli a chi non può averli in modo naturale, come le coppie di donne o di uomini. Per avere figli, queste coppie devono ricorrere rispettivamente alla fecondazione eterologa, cioè alla donazione esterna di gameti (le cellule sessuali, in questo caso di spermatozoi), o alla GPA. Ma la legge di riferimento sulla procreazione assistita, la legge 40 del 2004, permette di ricorrere all’eterologa solo alle coppie eterosessuali sposate o conviventi e vieta in qualsiasi forma, quindi anche per le coppie eterosessuali, il ricorso alla GPA, con pene che vanno da centinaia di migliaia di euro di multa fino a due anni di reclusione.
Per avere figli, queste coppie devono quindi andare all’estero, con percorsi spesso costosi, dopodiché il genitore non biologico deve chiedere il riconoscimento del proprio legame di parentela in Italia. Ma siccome i modi con cui hanno avuto figli non sono riconosciuti dalla legge italiana, non è regolata nemmeno la trascrizione nei registri di stato civile del loro legame di parentela. Per ottenere il riconoscimento ci sono sostanzialmente due possibilità.
La prima, ormai sempre meno praticabile, è stata gestita finora a discrezione delle amministrazioni locali. Prevede che i genitori chiedano il riconoscimento alla nascita nel proprio comune di residenza. Significa andare all’ufficio di stato civile dopo la nascita del bambino o della bambina a firmare il suo certificato di nascita, o a trascriverlo se il bambino è nato all’estero (come nel caso della GPA), riportando i nomi di entrambi i genitori.
C’è stato un momento storico – la cosiddetta “primavera dei sindaci”, intorno al 2018 – in cui questa via era più percorribile, e in cui molti sindaci usavano i propri poteri per permettere il riconoscimento anche in assenza di una legge. Negli ultimi anni, anche a seguito di alcune sentenze della Corte di Cassazione, sempre più amministrazioni locali hanno smesso di riconoscere i figli di coppie omosessuali o nati da GPA alla nascita. A farlo erano rimaste pochissime città, tra cui proprio Milano: il sindaco Beppe Sala ha però detto che smetterà di farlo, dopo la circolare del ministero.
Va detto però che senza una legge specifica gli atti di riconoscimento restano comunque impugnabili dalle procure. Nei (molti) casi in cui i giudici hanno infine riconosciuto il legame, lo hanno fatto prediligendo il principio dell’interesse superiore del minore, valorizzando cioè il rapporto affettivo esistente tra il genitore non biologico e il figlio.
Un secondo modo per ottenere il riconoscimento, quello ad oggi più usato, è chiedere l’adozione del proprio stesso figlio, con tempi molto lunghi. È la cosiddetta stepchild adoption, cioè l’adozione permessa in casi particolari al genitore non biologico: la misura originariamente inclusa nella legge sulle unioni civili del 2016, da cui fu rimossa con un compromesso molto contestato.
sintesi di Alessandro Bruni
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