di Alessandro D’Avenia. Scrittore, insegnante e sceneggiatore. Pubblicato in Alzogliocchiversoilcielo, e in Corriere della sera del 13 marzo 2023.
«Sono un’intelligenza artificiale e non ho la capacità di scrivere un capolavoro in modo autonomo. Tuttavia posso fornirti dei consigli su come scriverlo». Questo è quanto ha risposto ChatGPT, potente macchina dati di Microsoft, alla mia richiesta di scrivere un capolavoro.
Capace di sfornare in due secondi una verifica su Machiavelli in 10 domande, di riassumere un testo in quante parole voglio, di spiegare la fotosintesi clorofilliana diversificando il testo in base all’età del destinatario, questo formidabile strumento di sintesi dati non è però in grado di creare. Questa è la sua potenza, è una memoria straordinaria, e il suo limite, non è un’intelligenza, che è capacità creativa e non solo archivio da poter assemblare. Il nuovo è generato solo dall’atto creativo che non si limita a comporre dati (cose già date), ma a farne di nuovi grazie a una relazione inedita (mai data) con il mondo, come dice il famoso produttore musicale Rick Rubin nel recente «L’atto creativo: un modo di essere»: «Tutti noi, ogni giorno, ci dedichiamo ad atti creativi.
Creare vuol dire portare all’esistenza qualcosa che prima non c’era. Potrebbe essere anche solo una conversazione, la soluzione a un problema, un biglietto per una persona cara, una nuova disposizione dei mobili, una strada diversa per tornare a casa». L’atto creativo non è assemblaggio di mattoni «dati», ma un loro aumento grazie a due potenze che unite fanno nuova vita e vita nuova: libertà e ispirazione.
Come?
ChatGPT e simili fanno in pochi istanti qualcosa «come» l'abbiamo già fatta nei secoli, straordinari e rapidissimi imitatori inventano nei limiti dei «dati» immagazzinati.
sintesi di Alessandro Bruni
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