di Enzo Bianchi. Monaco e saggista fondatore della Comunità di Bose. Pubblicato nel blog dell'autore e in La Repubblica del 6 marzo 2023.
Le passioni, o quelli che erano chiamati “vizi capitali” ed erano un capitolo importante nella formazione del carattere e di tutta la persona, si attestano con frequenze diverse nelle varie epoche. Chi è esercitato alla kairologia, la conoscenza dei tempi, sa riconoscere nell’esperienza storica e sociale le patologie emergenti e, come una sentinella, è capace di indicarle, addirittura prevederle, e quindi denunciarle affinché sia possibile contenerle e combatterle a beneficio della convivenza umana.
È innegabile, anche a detta dei sociologi, che nella nostra società attualmente l’invidia è dilagante, e di conseguenza si fa sempre meno presente e sentita la gratitudine. Perché se il sentimento della gratitudine è coltivato ed esercitato, l’invidia si può spegnere. La gratitudine infatti è un antidoto all’invidia, la quale si nutre sempre dell’infelicità altrui. Spinoza osservava che “per l’invidioso nulla è più gradito dell’infelicità altrui, nulla è più molesto della felicità dell’altro!”.
Quasi ogni giorno veniamo a conoscenza di persone che provano rabbia o dolore di fronte al successo altrui, al punto da voler distruggere chi beneficia di qualcosa di cui loro sono prive. L’invidia è sempre un sentimento distruttivo, tormenta chi ne soffre che deve riconoscere i doni, il valore che l’altro possiede e che lui non è in grado di ottenere.
Soprattutto è l’impotenza a scatenare l’invidia, perché rende impossibile o comunque difficile il giusto equilibrio tra il bisogno di autoaffermazione e la sofferenza del limite, che è insofferenza verso le possibilità di cui l’altro gode. Sì, l’invidia è il tormento dell’impotente che, come evoca il termine in-videre, non permette di vedere, o meglio ancora non sopporta di vedere la grandezza dell’altro che gli risulta inviso.
Si verifica così un accecamento, che significa innanzitutto un non vedere se stesso nella propria realtà: una realtà segnata dal limite come quella di tutti, ma anche dotata di doni e di forze che l’individuo non sa più percepire proprio nella misura in cui è ossessionato dall’altro!
sintesi di Alessandro Bruni
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