di Redazione di Openpolis del 3 marzo 2023.
La strage nel mare avvenuta domenica scorsa a pochi metri dalle coste calabresi e le conseguenti dichiarazioni del ministro dell'interno Piantedosi hanno contribuito a tenere alta l'attenzione del dibattito pubblico sulle partenze e sugli arrivi dei migranti, dopo che già all'inizio dell'anno se ne era parlato a proposito del "decreto anti-Ong".
Tuttavia un elemento che raramente viene considerato nel confuso e spesso poco informato dibattito pubblico sulle migrazioni riguarda un dato di fatto che dovrebbe rappresentare sempre una premessa imprescindibile: il numero di arrivi in Italia e in Europa è legato soprattutto a fattori esogeni come guerre, persecuzioni, violenze, cambiamenti climatici e catastrofi naturali. Su questo le politiche dei singoli paesi europei, soprattutto se di breve respiro, possono incidere solo marginalmente.
Ciò su cui si può davvero incidere attraverso politiche pubbliche nazionali è il modo con cui le persone arrivate si integrano e vengono incluse nella realtà sociale, civile, educativa e lavorativa del nostro paese. Di questo parliamo ormai da anni attraverso il progetto Centri d’Italia, realizzato in partnership con ActionAid Italia. Questi sono gli aspetti che abbiamo analizzato anche attraverso l'indagine "Il vuoto dell’accoglienza".
Che i dati raccontino gli arrivi dei primi mesi dell’anno, o il sistema dell’accoglienza in Italia nel 2021 – anno oggetto dell’analisi de “Il vuoto dell’accoglienza” – i fatti confermano quanto affermiamo da anni: il fenomeno migratorio va considerato ordinario e strutturale, e in quanto tale deve essere governato. Vale a dire che il sistema per l’accoglienza dei migranti che arrivano nel nostro paese, in cerca di asilo o rifugio, deve essere anch’esso ordinario.
sintesi di Alessandro Bruni
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