da Vita del 9 marzo 2023.
Strage di Cutro: La politica litiga, la società civile risponde
In Calabria stiamo assistendo a una mobilitazione della società civile senza precedenti. Realtà piccole e grandi si sono messe insieme e hanno promosso la "rete 26 febbraio", che ha già superato le 300 adesioni, per supportare i sopravvissuti del naufragio di Cutro e i familiari delle vittime. Mentre il Governo rimane silente e non si hanno ancora risposte sulle dinamiche del naufragio e la mancata assistenza, su come e dove saranno trasferite le salme, e su cosa succederà ai sopravvissuti che non vogliono fare richiesta d'asilo in Italia, la società civile ha indetto una manifestazione, per il prossimo 11 marzo, sulla spiaggia di Cutro per chiedere un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo e di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo.
Strage di Cutro, la cieca burocrazia uccide, le Ong salvano: da che parte stiamo?
Diciamocelo chiaro: le navi umanitarie delle Ong, che Piantedosi vuole tenere il più lontano possibile delle zone Sar (Search And Rescue) del Mediterraneo, mai e poi mai si sarebbero voltate dall’altra parte di fronte a 250 uomini, donne e bambini che stavano rischiando di morire nella acque gelide dello Ionio a poca distanza dalle nostre coste. Il Governo italiano però ha scelto un'altra strada, quella del formalismo amministrativo e del mortifero rimbalzo di responsabilità fra pezzi dello Stato.
Strage di Cutro, niente più lacrime per i sopravvissuti reclusi e trattati come animali
Dal 26 febbraio trascorrono le loro giornate dentro i due capannoni che sorgono nell'area del Cara di Crotone, costretti a dormire su letti di ferro anche senza materassi, senza lenzuola e solo in parte protetti dalle classiche coperte militari di lana. Senza contare la promiscuità igienica dovuta al fatto che uomini e donne hanno a disposizione un unico bagno. Condizioni scoperte quasi per caso, denunciate dal deputato di Sinistra Italiana Franco Mari, sollecitato dalla docente universitaria Alessandra Sciurba, a Crotone anche come "Clinica legale Migrazioni e Diritti” dell’Ateneo palermitano.
Strage di Cutro, il grido di Mohammad: «Quanta crudeltà nella volontà di non salvare le loro vite»
C’è chi piange ogni giorno sulla bara di uno o anche due familiari, ma anche chi aspetta ancora di ritrovare il corpo di un fratello, un marito, un figlio. Mohammad, nel naufragio del 26 febbraio, ha perso la suocera e il cognato di appena 12 anni e non sa come consolare la moglie che vorrebbe seguire la loro sorte. Oltre cinquanta gli afgani che attendono di essere riportati in patria per essere pianti nella terra che ha dato loro i natali.
Strage di Cutro, essere genitori, dopo la traversata
Nessuno mette i propri figli su una barca, a meno la terra che si lasciano alle spalle sia ancora meno sicura di quell'acqua. Chi arriva dopo un'esperienza di migrazione forzata, come vive poi il proprio essere genitore? Quali sono i bisogni? Come i servizi possono sostenerli, senza misurarli su standard etnocentrici? Una ricerca durata tre anni, su 50 genitori rifugiati e richiedenti asilo, prova a rispondere. Per le famiglie naufragate a Cutro e non solo.
Strage di Cutro, quello sguardo che sostiene il dolore
Vita e morte, due dimensioni il cui confine, in tragedie come quella avvenuta in Calabria il 26 febbraio, diventa molto sottile. Impossibile dare risposte che leniscano lo strazio delle famiglie, ma anche un solo sguardo può fare la differenza. Per Valentina Castelli, psicologa di “Intersos Crotone”, «bisogna essere pronti ad aiutare chi è rimasto a intraprendere quel cammino che, dal riconoscimento del corpo, conduce all’elaborazione del lutto».
segnalati da Alessandro Bruni