di Marco Cattaneo. L'editoriale del n. 220 di Mind, aprile 2023.
Dall'attenzione ai passi fondamentali dello sviluppo del bambino fino alla riflessione sulla morte: è la cura per i nostri cari che rende speciale la nostra esistenza.
Kenya, 78.000 anni fa. Provate a immaginare. La nostra specie, emersa in Africa orientale, non ha ancora iniziato la sua conquista del pianeta. Viviamo in gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi, abitiamo semplici ripari naturali. La vita è dura, le risorse scarse, le malattie e il pericolo dei predatori sempre alle porte. Sono pochi i figli che Homo sapiens riesce ad allevare con successo in un ambiente ostile.
Ecco, provate a immaginare. In una piccola comunità non lontana dalle coste dell’Oceano Indiano, per ragioni che non conosciamo, muore un bambino di due o tre anni. Con grande cura, quei nostri lontani antenati ripongono il corpo in un sudario, appoggiano la testa su una specie di cuscino e lo depongono in una fossa preparata per custodire le spoglie, ricoprendola di terra. Scoperta nel 2021, questa tomba è la più antica testimonianza della sepoltura come pratica rituale da parte dell’uomo. E ci racconta da quanto tempo la nostra specie si confronta con la consapevolezza della morte.
D’altra parte – come scrive Claudia Christine Wolf a pagina 72 citando The Denial of Death, del premio Pulitzer Ernest Becker – l’uomo è l’unico animale «che, grazie alla mente, può viaggiare nel futuro; per questo sappiamo che moriremo». E la consapevolezza della nostra caducità ci provoca paura, un’ansia esistenziale che sarebbe insopportabile, se non avessimo escogitato stratagemmi cognitivi per tenerla sotto controllo.
Nella singolare stagione della storia che stiamo vivendo, peraltro, le occasioni di confrontarci con la nostra fragilità erano sporadiche. Fino a quando la pandemia ha messo a nudo le nostre paure, quel gigantesco rimosso individuale e collettivo che ci impedisce di pensare alla fine. Una rimozione che, paradossalmente, ci protegge da una parte mentre dall’altra ci espone al rischio di disturbi fisici o psichici. E d’altronde la paura di morire aumenta l’incidenza di depressione, attacchi di panico, ansia. Dunque «non si tratta di vincere la paura – scrive Wolf – ma di darle il posto che merita e di conviverci».
All’altra estremità del nostro effimero passaggio su questo pianeta è dedicato invece il dossier di questo numero. Perché diventare un mammifero che riflette su se stesso e sul mondo che lo circonda richiede un sacco di tempo. Sui primi 3000 giorni dal concepimento, quanti ne bastano per arrivare all’inizio della scolarizzazione, si concentra Agnès Florin, a pagina 24. E ogni giorno conta. Soprattutto i primi 1000, diciamo fino al compimento del secondo anno, quando l’esposizione prematura a esperienze negative – come un persistente stato di stress dei genitori, eventuali abusi, povertà e malnutrizione, e altre avversità – può condizionarne lo sviluppo emotivo, portando a deficit o disturbi di varia natura.
Conoscere i passi dello sviluppo del bambino è fondamentale per poterne seguire i progressi, che non sono lineari, tutt’altro: «Le diverse aree di sviluppo (motoria, linguistica, cognitiva, sensoriale) – scrive Florin – interagiscono e a volte interferiscono l’una con l’altra». Ma, soprattutto, ognuno di noi ha i suoi tempi, diversi per l’acquisizione delle diverse competenze. Ogni passo dell’apprendimento modifica il cervello, che è in continua evoluzione, e ogni esperienza quotidiana lascia una traccia nella nostra crescita.
Siamo mammiferi speciali. Che hanno bisogno di infinite attenzioni per crescere, e sanno prendersi cura dei loro cari anche quando non ci sono più.
Sommario
- Il parere della tartaruga. Fuori controllo di Vittorio Zambardino
- L’amore raccontato. Troppo giovani per l’amore di Antonio Pascale
- Una psicoanalista al cinema. Complici del destino di Simona Argentieri
- A proposito di sesso. Meglio improvvisare o programmare? di Roberta Rossi
- Altre menti. L’abbraccio della pecora di Nicla Panciera
- Genitori e figli. La paura di vivere di Anna Oliverio Ferraris
- Casi estremi. Se neanche scrivere ha più senso di Vittorino Andreoli
- Dossier. Giorno dopo giorno di Agnès Florin. Un bambino è già dotato di molte capacità alla nascita, che devono evolvere per raggiungere «l’età della ragione», circa tremila giorni dopo il concepimento. Conoscere le tappe dello sviluppo aiuta a prevenire eventuali deficit ...
- Dossier. Come imparano i bambini di Daniela Schönberger. Nei primi anni di vita i bambini imparano senza sforzo. Il loro istinto precoce per gli schemi e le regolarità del mondo si rispecchia anche nel cervello ...
- Dossier. Stimoli decisivi di Andrej Kral. Per imparare a capire le parole, i bambini devono accumulare esperienze uditive entro i primi tre anni di vita, perché gli stimoli acustici plasmano e strutturano la corteccia uditiva. Se si perde questa finestra temporale critica, non è più possibile recuperare il ritardo ...
- Percezioni. Chi ha paura dell’intelligenza artificiale? di Viola Rita. È già parte delle nostre vite, ma ancora spesso non ce ne rendiamo conto. L’atteggiamento generale è abbastanza positivo, tuttavia siamo ancora poco consapevoli e spesso preoccupati ...
- Percezioni. Mentire a se stessi di Martin Hecht. Spesso valutiamo il nostro comportamento e quello degli altri con due pesi differenti. Perché è così difficile riconoscere i propri errori? ...
- Disturbi. Lenire il dolore di Grégory Michel. Ambre si infligge lunghe ferite sulle braccia per calmarsi. Nina fa lo stesso e si brucia con le sigarette per sentire di esistere. Si può diventare dipendenti dall’autolesionismo? E come uscire da queste situazioni infernali? ...
- Ricerca. Il paradosso degli stimoli inconsci di Mandy Viktoria Bartsch. Il cervello è quasi sempre intento a reprimere gli stimoli sensoriali irrilevanti. Ma affinché questi non interferiscano con le percezioni coscienti, i neuroni devono compiere un lavoro meticoloso ...
- Percezioni. Ricordati che devi morire… di Claudia Christine Wolf. Nessuno pensa alla morte con piacere. Secondo gli psicologi, però, rimuovere i pensieri che riguardano la nostra mortalità può favorire l’insorgenza di disturbi psichici ...
- Comportamenti. Effetto «gaslighting» di Corinna Hartmann. Nel cosiddetto «gaslighting» una persona ne induce sistematicamente un’altra a credere a cose sbagliate e a dubitare delle proprie capacità di giudizio. Ma quando queste tecniche di manipolazione diventano pericolose? ...
- Terapie. Gli effetti collaterali della psicoterapia di Dominique Frenzel e Bernhard Strauss. Si è a lungo creduto che la psicoterapia fosse nel peggiore dei casi inutile, ma che non provocasse danni. Oggi però la scienza propone una diversa interpretazione …
- La mente e il filosofo. Al cuore della coscienza di Simone Gozzano
- Storie della mente. Sopraffatti dagli stimoli esterni di Alberto Oliverio
- Frontiere. Cucchiai o bacchette che esaltano i sapori di Saugat Bolakhe