di Massimo Recalcati. Filosofo e analista lacaniano della società. Pubblicato nel blog dell'autore e in La Stampa del 15 aprile 2023.
La logica tristemente infausta dei due galli in un pollaio è davvero sufficiente per spiegare quello che appare come il naufragio politico del progetto del cosiddetto Terzo Polo? È un fatto di esperienza: non sempre le separazioni affettive ci obbligano a distribuire in parti eguali la responsabilità del fallimento di una unione.
A volte si constata che è una delle due parti a perseguire (coscientemente o inconsciamente) l’obbiettivo della divisione, mentre l’altra prova in tutti i modi a difendere la relazione dalla sua fine. È forse questo il caso della morte prematura del progetto di unione tra Azione e Italia viva promesso agli elettori nell’ultima campagna elettorale? Vi sarebbe allora qualcuno dei due più colpevole dell’altro?
È quello che insistono a raccontare in queste ore, con più o meno livore, i rappresentanti dei due schieramenti in conflitto. Non intendo entrare nel ginepraio psichico che queste domande spalancano a cielo aperto. È inutile, scriveva Majakovsky prima di suicidarsi, “rinfacciarsi i torti reciproci”.
Il problema mi pare assai più generale e prescinde dai caratteri dei due contendenti, come dai calcoli individuali o di schieramento. Riguarda piuttosto la politica nell’epoca della sua evaporazione ideologica. Più del teatrino dei due galli nello stesso pollaio obbligati ad affermarsi l’uno contro l’altro, utilizzerei la metafora, altrettanto nota, del dito con l’unghia sporca che indica la luna. Restare a osservare l’unghia sporca – sempre quella dell’altro ovviamente – impedisce, lo sappiamo, di contemplare la bellezza della luna.
sintesi di Alessandro Bruni
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