di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore il 25 aprile 2023.
La parola “resistenza” porta con sé il concetto di “stare” e, con il rafforzativo “ri” allude alla forza che serve per opporsi, anche con ostinazione, a tutto ciò che può travolgere.
È un avere argini capaci di farci reggere le esondazioni ma anche di canalizzare la massa di acqua che in certi momenti ci può invadere. Se vogliamo è lo strumento che ci permette di restare ancorati al terreno e alla realtà, come un albero che ha le sue radici.
Quelle che permettono alle querce di sviluppare un tronco possente e una chioma ricca ed estesa ma anche che servono nella maggior parte dei casi per non essere divelte dagli uragani.
L’immagine di un giunco, viceversa esile, che si piega e “accetta” la forza del vento senza farsi sconfiggere, può essere la metafora che attiene alla parola “resilienza” così usata ai nostri giorni e forse un po’ di moda.
Tuttavia “Resistenza” e “resilienza” che ci appaiono sinonimi, non lo sono. E nemmeno intercambiabili, caso mai successivi. In una ipotetica traiettoria fisica o temporale, la resilienza può venire dopo, nel senso che rappresenta il concetto fondamentale del processo di trasformazione e promuove l’ adattamento.
Prima, però, viene la resistenza, cioè la forza e l’abilità nel fronteggiare lo stress che permette di rispondere agli eventi problematici dell’esistenza.
In fondo è una grande e fondamentale risorsa psicologica, che gli inglesi chiamano “hardiness” intendendola come coinvolgimento affettivo, emozionale e relazionale nei vari aspetti della vita e fiducia in se stessi, nelle individuali capacità di poter influenzare i risultati, ma anche fonte preziosa di insegnamento derivante dalle esperienze positive e negative.
La “resistenza” va educata e va allenata. Resistere non può essere un generico atto di speranza, ma “un agire nel presente, un perseguire i propri scopi e tener fede ai propositi” (Dizionario Treccani).
Abbiamo tutti bisogno di aumentare la forza emotiva che serve per sostenerci nelle avversità quotidiane e aiuta a superare piccoli e grandi ostacoli. In campo educativo, chi ha queste funzioni, ha abbia il dovere di permettere ai bambini e agli adolescenti le cadute e gli inciampi.
Per ciascuno di noi “resistere” non significa rimanere ad aspettare che la tensione passi o che la tempesta si dissolva. Vuol dire reagire alla sconfitta e al dolore, accettare la sfida pur conoscendo i propri limiti. La resistenza è tenacia, cioè costanza e passione che dura.