di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
Dopo alcuni mesi di gestione del Pd da parte della nuova segretaria, cominciano a delinearsi i contorni politici della linea con la quale Schlein intende orientare l’azione del partito. Sulla base di una scontata applicazione di quanto aveva indicato durante il dibattito del referendum congressuale, che l’ha portata alla vittoria, Schlein sta collocando l’azione del Pd lungo due direttrici, come risposta a molte critiche rivolte al partito nel recente passato: una maggior vicinanza alla condizione e ai problemi dei lavoratori e dei ceti più poveri tramite anche una forte sensibilità ambientale, e una accentuazione dell’opposizione al governo Meloni perché rappresenta un concreto pericolo per il Paese.
Sulla prima direttrice il rapporto avviene in termini di partecipazione ad alcune iniziative comuni, come nel caso della manifestazione sindacale del 6 maggio, nel corso della quale Schlein, dentro una manifestazione unitaria, ha incentrato il suo rapporto con la Cgil, creando confusione e mancando di rispetto ai tanti militanti di Cisl e Uil, pure iscritti al Pd. Va sottolineato che tale rapporto è avvenuto in termini di solidarietà generica, senza alcun approfondimento politico, che in materia di lavoro sarebbe, e rimane, di particolare rilevanza.
Circa l’altra direttrice del rafforzamento della critica al governo Meloni, essa appare certamente giustificata in relazione alle scelte politiche di questo esecutivo che, mentre gestisce male, con gravi carenze e ritardi il PNRR, che avrebbe dovuto essere il grande strumento del rilancio della crescita e della modernizzazione dell’Italia, si preoccupa soprattutto di cambiare gli equilibri democratici del Paese attraverso alcune riforme costituzionali (presidenzialismo o premierato), di consolidare il potere e il controllo sugli enti funzionali partecipati dallo Stato attraverso le nomine, e di governare l’informazione pubblica, attraverso un forte condizionamento della gestione Rai.
Ma proprio per questa strategia organica di modifica dell’assetto del potere dello Stato, una opposizione radicale, fondata sul controbattere colpo su colpo le scelte del governo, se non è accompagnata da una chiara, evidente e praticata alternativa di governo del Paese, corre il rischio di determinare effetti opposti a quelli desiderati. Cioè, in un contesto di forte squilibrio tra le coalizioni di maggioranza e opposizione in Parlamento, per cui non esiste, nel normale corso della legislatura, una possibilità di crisi e di ricambio, permane il pericolo per cui il ruolo concreto dell’opposizione si riduca a garantire un certo tasso di democraticità del governo del Paese.
Per questo il Pd, se vuole corrispondere alle necessità primarie dell’Italia, deve incarnare una chiara alternativa strategica al governo della destra, e deve finalizzare, fin d’ora, tutte le sue iniziative a promuoverla per cercare di raggiungerla attraverso i prossimi appuntamenti elettorali. Questo comporta l’urgenza di integrare l’azione di opposizione con una corposa elaborazione strategica, arricchita da un serio dibattito interno nel partito, che negli ultimi tempi è mancato, Ci troviamo ad un passaggio cruciale della vita politica del Paese che potrebbe portare anche a svolte reazionarie nella nostra vita democratica.
Sulle spalle del Pd grava l’enorme responsabilità di essere il soggetto decisivo per realizzare, attraverso le alleanze da costruire, un'alternativa di governo, democratica e riformista, che riporti il Paese su un altro percorso di garanzia e sviluppo democratico ed europeista. Per questo, più che le fughe sull'Aventino, serve una partecipazione attiva in tutte le occasioni di confronto per rendere evidente le potenzialità di una politica alternativa a quella della destra. A cominciare dalla rigorosa difesa della qualità della nostra democrazia repubblicana, così come delineata dalla nostra Carta costituzionale.
Gli attuali, difficili equilibri tra il Parlamento, Colle e governo, vanno migliorati nella pratica, ma difesi nella loro sostanza, per cui va nettamente rifiutata l’elezione diretta sia del Capo dello Stato che del Premier, che romperebbe tale equilibro costituzionale. pur ricercando alcuni aggiornamenti di segno parlamentare come la sfiducia costruttiva. Tale alternativa di qualità deve poi puntare ad una effettiva promozione della qualità e della dignità del lavoro, attraverso una diversa quantità e qualità dello sviluppo che consenta più lavoro qualificato, e più salario, tramite più competenza e formazione. Per il raggiungimento di tali obiettivi sarà decisivo il ruolo del sindacato, che va stimolato ad accrescere la sua iniziativa contrattuale per garantire i diritti del lavoro dentro la grande trasformazione in corso, rispettandolo nella sua autonomia e unità.
Un impegno del tutto particolare merita poi il welfare, negli ultimi tempi soggetto a un ridimensionamento radicale, fino a diventare, in alcuni suoi servizi essenziali come sanità, scuola pensioni, migranti, da strumento di promozione dell’uguaglianza a veicolo di povertà umana e sociale. Credo che poche volte, nella storia del nostro Paese, una così grande responsabilità gravi selle spella di un partito in relazione alle prospettive future del Paese. Per questo il Pd deve rafforzare la sua identità e unità interna. La recente uscita dal partito di alcuni parlamentari non è stato un fatto positivo perché riduce il grado di pluralismo culturale e politico del Pd, anche perché concretizza un rifiuto a condurre all’interno le proprie battaglie. In particolare, va rifiutata la motivazione di uscire in quanto cattolici, perché rimane un residuo anti conciliare, contrario alla laicità della politica.