di Stefania Manetti. Presidente dell'Associazione Culturale Pediatri (Acp). Pubblicato in Il punto del 19 aprile 2023.
I pediatri italiani da circa 20 anni si sono trovati ad accogliere coppie di genitori omosessuali con figli; tali esperienze si sono fatte sempre più frequenti rientrando nell’ampia variabilità di composizione delle formazioni familiari contemporanee (famiglie multietniche, genitori single, genitori divorziati, famiglie ricomposte ed allargate). La condivisione di percorsi nascita per coppie di donne, l’assistenza in terapia intensiva neonatale per neonati prematuri, cure primarie e ospedaliere ci hanno fatto maturare una sempre più corposa esperienza diretta che possono essere riassunte schematicamente in pochi punti essenziali:
- per garantire uno sviluppo sano, equilibrato e armonioso dei bambini contano la qualità delle relazioni affettive genitore-figlio, la presenza di legami sicuri e stabili nel tempo con adulti responsabili e amorevoli, la capacità dei genitori di accogliere e seguire la crescita dei bambini, dar loro sostegno creando un ambiente sicuro, sereno e protettivo, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, o dello stesso sesso. Non è la forma né la struttura delle famiglie a incidere sul benessere dei suoi membri, bensì la qualità delle relazioni e dei processi che prendono corpo in essa e la capacità di affrontare i problemi;
- l’adattamento, lo sviluppo cognitivo, sociale e psicosessuale, la qualità delle relazioni e il successo scolastico dei bambini e degli adolescenti cresciuti da genitori omosessuali non si discostano da quelli dei figli cresciuti da genitori eterosessuali;
- in figli di genitori omosessuali non sono emerse differenze rispetto ai bambini di genitori eterosessuali nella percezione del senso di sicurezza. Ciò che può influire negativamente su questi bambini è invece quel processo di discriminazione sociale e di rifiuto che si esprime sotto forma di commenti negativi, bullismo, violenza fisica e mancanza di tutela legale. Ovvero, non è il rapporto tra figlio e genitore a creare difficoltà, ma quello dovuto all’omofobia dell’ambiente esterno nei confronti dei genitori (il cosiddetto minority stress disorder: discriminazione e stigmatizzazione sociale di una minoranza in base a caratteristiche etniche, sessuali, religiose, disabilità, ecc.);
- per quanto riguarda il pericolo di essere soggetti allo stigma della comunità, i dati disponibili rivelano che i bambini cresciuti da gay e lesbiche, nonostante le discriminazioni a cui sono sottoposti, seguono i percorsi di sviluppo attesi. Nonostante le maggiori sfide e le difficoltà incontrate dalle famiglie omogenitoriali, la capacità di resilienza sembra fornire loro il potenziale per far fronte alle avversità positivamente;
- risultato che indica che la soluzione è nel proseguimento della crescita e nell’adeguamento culturale delle comunità a questo genere di famiglie, che passa innanzitutto per l’attribuzione alle stesse di famiglie di identiche condizioni, riconoscimento e diritti.
Secondo l’attuale normativa italiana i minori nati da coppie omogenitoriali che hanno eseguito all’estero un percorso di procreazione assistita regolamentato hanno riconosciuto in Italia solamente un unico genitore che risulta essere il genitore biologico. Questo porta al mancato riconoscimento della figura del genitore “intenzionale” (detto anche sociale) che cioè ha partecipato al progetto genitoriale e all’estero ha firmato il consenso informato per assumere una responsabilità genitoriale verso quel bambino. Attualmente in Italia al genitore intenzionale non vengono riconosciuti i doveri connessi alle decisioni sanitarie, il dovere di mantenimento, di assistenza, di istruzione, di educazione dei figli, il potere di ritirare i figli a scuola se non con delega scritta del genitore biologico, l’espressione di voto attivo negli organismo scolastici, la continuità affettiva in caso di morte del genitore legale o separazione della coppia. Nel caso di decesso del genitore biologico il bambino verrà posto sotto la tutela degli unici parenti biologici riconosciuti legalmente che non hanno nessun obbligo di mantenere la continuità affettiva del bambino con il genitore sociale.
Lo stesso ragionamento vale in caso di separazione tra due coniugi con figli i quali sono riconosciuti solo dal genitore biologico, non c’è infatti nessun obbligo legale di far mantenere al bambino i rapporti con l’altro genitore. A quest’ultimo inoltre non è riconosciuto neanche il dovere di emissione di un contributo economico come prosecuzione del mantenimento del minore.
Per quanto riguarda poi il contesto internazionale l’indicazione fornita dall’Unione europea è decisamente indirizzata al riconoscimento della doppia genitorialità in tutti gli Stati dell’Unione europea nell’ottica del miglior interesse del minore come dimostrato anche dalle recenti proposte di regolamento per armonizzare le norme sul riconoscimento transfrontaliero dei figli, anche di coppie omosessuali e dei loro diritti in tutta l’Unione europea.
I pediatri dell’Acp chiedono quindi al legislatore di incarnare le evidenze scientifiche nelle realtà sociali contemporanee per guidare scelte normative che possano portare al riconoscimento della doppia genitorialità omosessuale e all’attuazione di politiche sociali di accoglienza delle minoranze sessuali e contrasto all’omotransfobia per una società più inclusiva e sicura per tutti i cittadini e le cittadine italiani.
sintesi di Alessandro Bruni
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