di Renato Zilio. Missionario in Marocco. Autore di "Dio attende alla frontiera", EMI, 36.ma edizione.
Rabat, moderna capitale del Marocco, nel suo biancore si affaccia curiosa sul blu intenso dell'Oceano Atlantico. Una curiosità questa - un' apertura al mondo - che viene da lontano. Città culturale, si mostra ad ogni passo ricca di storia e di tracce del suo passaggio. Vi approdano, infatti, cartaginesi, romani, dinastie merinide e almohade, moriscos, andalus, siciliani e francesi. Vi affascinano subito strade ampie e pulitissime, grandi palme dappertutto, avenues dai bordi fioriti e alberati, un tramway silenzioso e moderno, che se la contempla in lungo e in largo questa città, ogni dieci minuti. E che ormai la lega alla città rivale sua vicina, appena al di là del fiume Bouregreg: Salé. Rimasta famosa per il suo formidabile istinto predatorio: era la capitale dei corsari. Una vera maledizione, infatti, per le navi portoghesi, inglesi o spagnole di passaggio di fronte...
La fermata del tramway più suggestiva in centro città è quella della piazza El Joulan, ai piedi della Cattedrale. Enorme e maestosa, nel suo inconfondibile colore bianco-latte, la Cattedrale Saint Pierre si erge elegante con i suoi due vertiginosi minareti. Sorta precisamente cento anni fa su un terreno offerto da una famiglia musulmana, che vi voleva un luogo di preghiera e non dei negozi. Sorprende la sua fattura occidentale e insieme marocchina, tranquillamente inserita in un contesto musulmano. Anche all' interno, si ritrovano come in ogni moschea marmi, stucchi e legno dei cedri dell Atlante per la soffittatura. Inoltre, mosaici, zellij, volte moresche, vetrate arabizzanti di stile moucharabia...
Ed è qui che si svolge parte della mia attività. Accogliere e presentare la cattedrale a chi entra, ma anche la Chiesa in Marocco. Una Chiesa originale quanto la sua cattedrale. Affascinata dalla fede sorprendente di tutto un popolo, quello musulmano. "Sapete, hanno una fede che trasporta le montagne!" vi dirà suor Marie, parlando dei suoi vicini di casa. Ma anche appassionata di questa umanità e delle sue fragilità o povertà, trasportata dalla forza dell'amore del Cristo. Qui ritrovi una volontà di dialogo e di fraternità, che fa rivivere lo spirito di Charles de Foucauld. Una santità questa non collocata su una guglia, ma con i piedi ben piantati in terra, in ambito musulmano, dove amare ognuno come" fratelli tutti". Sì, in verità, come un dono di Dio. Così cresce nel Maghreb una Chiesa minoritaria, umile, coraggiosa e servizievole. Essa "cammina umilmente con il suo Dio," come suggerisce il profeta Michea.
Nella cattedrale di Rabat si celebrano, così, in questi incontri come dei momenti di catechesi, di formazione itinerante in tempo di sinodo. Istanti di grazia. Dove si preferisce il cammino alla sedentarietà, il dinamismo e le sorprese di Dio alle abitudini incrostate dal tempo. Il soffio dello Spirito e di una presenza che trasforma alle sicurezze o ai pregiudizi, solidificati dal passato. I frutti sono la stima e il rispetto reciproci. "Il rispetto, infatti, è più di una parola. Il rispetto non si pronuncia, si dimostra. È il saper guardare gli altri come guarderesti te stesso, esattamente allo stesso identico modo " direbbe qualcuno.