di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
La netta sconfitta elettorale nelle recenti elezioni amministrative ha aperto nel Pd un dibattito di segno difensivo e largamente elusivo dei problemi reali da affrontare. Al centro delle critiche c’è stata Elly Schlein che avrebbe mancato quel rilancio di sinistra sul quale aveva puntato gran parte dei suoi elettori alle primarie, tanto che la stessa Schlein ha sventato sul nascere ogni ipotesi di rimessa in discussione della segretaria.
Del resto, un Pd che tornasse a discutere dei suoi gruppi dirigenti avrebbe una forte possibilità di celebrare la sua fine. Ciò però non dispensa dal guardare in faccia la realtà, per cui, avendo presente che si è votato in centri urbani, cioè in quella zona Ztl nella quale tradizionalmente il Pd è favorito, e che si trattava di mantenere o recuperare territori di lunga tradizione di sinistra come Ancona, Siena, Pisa e Massa, dobbiamo constatare che l’effetto Schlein non si è verificato. Né servono a chiarire la situazione le motivazioni fornite dall’attuale gruppo dirigente del partito come il forte vento di destra che soffia in Europa, il poco tempo di Schlein al potere, o l’assenza di alleanze.
Per uscire dall’impasse, credo occorra partire dal cuore del problema, cioè il ruolo del Pd nell’Italia di oggi. Il punto di partenza è rappresentato dallo stato del Paese governato dalla destra, che rappresenta un grave e concreto pericolo per il nostro futuro. Fin dai primi mesi di vita di questo governo, è apparso chiaro che tutte le sue maggiori iniziative nei diversi ambiti (riforme costituzionali, PNRR, migranti, lavoro, fisco, welfare, Rai, Europa) rappresentano altrettanti attacchi alla qualità della nostra democrazia, alle prospettive dello sviluppo e del lavoro, al diritto di uguaglianza sociale, alla costruzione di un’Europa federale.
Ciononostante, i fatti dimostrano che la marcia del governo continuerà, su questi e su altri contenuti, accentuando il carattere autoritario della sua politica, facilitato anche dai limiti, divisioni e marginalità dell’opposizione. Ora, questa situazione di emergenza sollecita una chiara, esplicita, concreta alternativa politica e, nel sistema politico italiano, l’unica forza in grado di avviarla e darle consistenza rimane il Pd al punto da diventare parte essenziale della sua identità e vocazione politica. Questo, dell’alternativa, rimane il nocciolo di un vero dibattito sul ruolo del Pd oggi, e per iniziare a metterlo in pratica bastano pochi giorni. Allora mi pare giusto porre alcune domande cruciali.
Di fronte alla organica iniziativa della destra, quale alternativa ha introdotto il Pd? Sui diversi aspetti richiamati della politica autoritaria e discriminante del governo, quali iniziative di dibattito e di azione politica Il Pd ha realizzato, in modo da rendere esplicita, a livello di Paese, questa alternativa? Come mobilitare i propri militanti, iscritti, e cittadini a sostegno degli obiettivi proposti? L’uso delle primarie tematiche, proposte dal Pd Veneto può rappresentare uno strumento idoneo a tale coinvolgimento dei cittadini?
Dalle risposte concrete a questi e altri quesiti può nascere una iniziativa capace di far uscire il Pd da una evidente marginalità rispetto all’aggressività della destra. In tal modo, oltre a rendere efficace e mobilitate un'alternativa politica di merito, sui problemi fondamentali del Paese, è possibile unificare in positivo il Pd, superando le attuali divisioni, attraverso una battaglia per un riformismo efficace. Partendo in tal modo, anche lo stesso problema delle alleanze può trovare una soluzione meno precaria, nel senso che dovrà fondarsi su una convergenza su più precisi obiettivi comuni. e meno sugli interessi contingenti di partito.
Il Pd di oggi ha l’estremo bisogno di ritrovare, tramite l’impegno concreto, le ragioni di fondo del suo ruolo nella politica italiana per il futuro democratico del Paese. Schlein, se lo vuole, può realizzare in tal modo la finalizzazione corretta della sua leadership sul partito. Ma il pericolo di degrado dell’Italia è troppo forte per cui non sarà possibile aspettare tempi migliori. Valutata serenamente la situazione del Paese, senza forzature e senza retorica, credo che per il Pd abbia una certa consistenza l’alternativa: o si salva l’Italia o si muore.