di Vittorio Filippi. Pubblicato in Ytali del 14 giugno 2023. Focus senilità
Nel 2011 apparve un breve libello (edizioni Mimesis) dal titolo intrigante: Berlusconi o il ’68 realizzato. L’autore, il filosofo Mario Perniola, sosteneva paradossalmente che con l’avvento al potere di Berlusconi tutti gli obiettivi di cui il Sessantotto fu portatore – fine del lavoro e della famiglia, distruzione dell’università, deregolamentazione della sessualità, discredito delle competenze mediche, ostilità nei confronti della magistratura, vitalismo giovanilistico, oblio della storia e trionfo della comunicazione massmediatica – s’inverarono. Con un impatto antropologico sulla società italiana profondo ma oggi ancora tutto da ben comprendere.
In particolare anche la morte, in nome del berlusconiano vitalismo scientifico-giovanilistico, doveva essere, se non cancellata, almeno ridimensionata. Allontanata, spostata sempre più in là. Fino a dove? Uno degli argomenti preferiti del Cavaliere era l’immortalità. Spesso nei suoi interventi pubblici aveva scherzato, dicendo di voler superare i cent’anni. Berlusconi e don Verzè (il mitico e visionario prete fondatore del San Raffaele) erano due vecchi amici, due persone legate da un “profondo amore” e spesso parlavano del sogno che li legava. Quanto prima la durata media della vita sarà di 120 anni– dicevano – con una qualità superiore all’attuale. Come? Con un centro di ricerca che si ponga come obiettivo l’allungamento della vita, un obiettivo lanciato molto tempo prima proprio dal Cavaliere ma ufficializzato nel 2010 nel corso della festa di compleanno del fondatore del San Raffaele. Il centro di ricerca avrebbe dovuto sorgere a Verona, città natale di don Luigi Verzè.
Al progetto Berlusconi credeva fermamente: Guardate che i 120 anni sono l’età media che tutti potranno raggiungere. Nell’Ottocento – sosteneva il Cavaliere – la vita media era di 23 anni, nei primi anni del Novecento 43 e oggi è arrivata a 80, 81 per le donne e 79 per noi uomini.
Spiegò in quell’occasione che per lui e l’amico don Luigi la durata della vita potrebbe essere un po’ più lunga rispetto agli altri: Quando parlo con lui dico sempre, va bene la vita media di 120 anni ma per noi facciamo 30 anni in più.
L’obiettivo di don Verzè e del San Raffaele era infatti di arrivare a una vita media di 120 anni per tutti. Con la medicina preventiva, con le cellule staminali, con la giusta alimentazione e stile di vita possiamo aggiungere anni alla nostra vita e anni di qualità, questo è un progetto che vale per tutti.
Questo pensiero non ha mai abbandonato l’ex premier. Ancora nel 2014 diceva: Ho deciso di rimettere in piedi l’organizzazione che si era chiusa con la morte di don Verzè, quella che tendeva a raggiungere per l’uomo i 120 anni di vita.
Tra l’altro del mito dell’immortalità (o quasi) si è nutrito anche il ricco immaginario su Berlusconi.
È tecnicamente quasi immortale, ci seppellirà tutti. La sua vera età è 55 anni, aveva dichiarato nel 2004, quando di anni l’ex premierne aveva 68, Umberto Scapagnini, che per anni era stato il suo medico personale, con il pallino della longevità e degli elisir di lunga vita.
Silvio Berlusconi e don Luigi Verzé
Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente: finora solo una persona al mondo, la francese Jeanne Calment, ha superato i 120 anni (arrivando a quasi 122 e mezzo). Per il resto don Verzè morì a 91 anni e Berlusconi a 86, nonostante l’intensa bolla curativa in cui erano immersi. Certo, entrambi hanno superato di qualche anno la speranza di vita maschile che l’Istat assegna alla Lombardia, ma il fantastico sogno “tanatologico” è rimasto tale e anzi da tempo non ve ne è più traccia tra gli “ideologi” attuali del berlusconismo.
Scrive Perniola: C’è qualcosa di malsano nell’idea sessantottesca che basti la volontà per vincere ogni ostacolo e ogni male fisico o morale: a quell’epoca ci fu perfino qualcuno che arrivò a sostenere che la sola rivendicazione radicale del progetto comunista fosse l’abolizione della morte!
Il volto energizzante di Berlusconi, ipermediatizzato, toccato e ritoccato come un irresistibile brand di successo, rappresenta però la sconfitta biologica del sogno immortale. Nelle immagini, sempre più reggeva con fatica l’artificialità delle maschere di cera alla Madame Tussaud. Tutte meno l’ultima, quella scattata nella “sua” Milano 2 venerdì 9 giugno, poche ore prima del fatale ricovero al San Raffaele. È la foto in cui il personaggio Berlusconi presenta tutta la sua umanità, liberato finalmente dall’ossessionante marketing vitalistico bergsoniano, prossimo alla fine, cosciente che l’idea dell’immortalità aveva avuto una vita breve.