di Eraldo Affinati. Pubblicato in Avvenire del 16 giugno 2023.
Il video attraverso cui il giovane youtuber romano proclama esaltato al mondo intero il proprio entusiasmo per aver noleggiato la Lamborghini che poche ore dopo si schianterà contro una Smart causando la morte del piccolo Manuel, di soli cinque anni, è la dimostrazione più lampante dello sfacelo educativo in cui, volenti o nolenti, siamo tutti coinvolti. Fa impressione guardarlo, non solo e non tanto se pensiamo allo scontro avvenuto in seguito a Casal Palocco, una giovane madre che sta guidando l’auto con dentro i suoi due figli perforata dal bolide lanciato a tutta velocità con a bordo cinque ragazzi, quanto per il vuoto spirituale presente nell’animo dell’adolescente che l’ha girato.
Sarebbe troppo facile liquidare tale ridicola e farsesca esibizione come un caso isolato di narcisismo giovanile legato all’ambiente dei social dove si organizzano sfide estreme: intanto perché se queste iniziative vengono promosse, peraltro registrando un grande successo, significa che esiste un mercato pronto a ricavarne profitto, poi soprattutto in ragione della nefasta influenza prodotta in gran parte delle generazioni coinvolte, anche se non direttamente.
Rinunciare alle nuove tecnologie sarebbe impossibile e sbagliato, ma occorre ripristinare le gerarchie di valore all’interno della grande Rete. Orientare i percorsi senza occultare il male: soltanto così potremo sperare di evitarlo. Dimostrare coi fatti la differenza sostanziale fra informazione e conoscenza. Aprire gli occhi dei giovani, spingendoli a uscire dalle loro cerchie fatate. Dovremmo avvicinarli al fuoco anche lasciando che talvolta si brucino le dita, invece di indurli a credere di poter sempre farla franca. Incarnare, noi adulti, il limite che loro dovrebbero rispettare.
sintesi di Alessandro Bruni
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