di Cataldo Intrieri. Pubblicato in Linkiesta del 21 giugno 2023.
Con un’iniziativa senza precedenti, la Procura di Padova ha richiesto al Tribunale di annullare gli effetti di trentatré di certificati di nascita registrati all’anagrafe locale e appartenenti a minori nati a seguito di una maternità assistita all’estero. La Procura ha chiesto di cancellare lo stato di famiglia del genitore 2, quello non biologico, o per meglio dire, con arido ma efficace linguaggio giuridico il genitore «d’intenzione».
Minimizzando, alcune fonti anche molto autorevoli, hanno parlato di un atto «dovuto», di «applicazione della legge» come una naturale conseguenza dovuta alla circolare dell’ineffabile, instancabile ministro dell’interno Matteo Piantedosi, legittimato da una recente sentenza delle sezioni unite civili della Corte di Cassazione del dicembre 2022, che buon ultima (ma sicuramente non “da” ultima) è intervenuta nella delicatissima materia sullo status dei nati da maternità surrogata e riconosciuti da uno o anche due genitori non biologici.
Eppure si tratta di un capitolo necessariamente interlocutorio, perché l’efficacia delle sentenze delle sezioni unite della Cassazione fanno stato nel solo ambito della vicenda su sui si pronuncia il giudice di legittimità e possono essere contestate e ridiscusse da successive pronunce anche delle sezioni semplici del Palazzaccio, come stabilisce l’ex articolo 374 del codice di procedura civile.
Nell’ordinamento italiano non esiste il principio dello stare decisis, ovvero la vincolatività del giudice alle precedenti sentenze su casi analoghi. Il concetto è stato espresso bene nella stessa sentenza delle sezioni unite che testualmente ribadiscono: «La giurisprudenza non è fonte del diritto». Col dovuto rispetto, resta dunque irrisolto un cumulo di questioni che le varie sentenze hanno aperto, compresa una insufficiente tutela delle ragioni del minore e un grave vuoto legislativo che cinicamente la maggioranza al governo del paese si rifiuta di colmare.
sintesi di Alessandro Bruni
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Padova, per i bambini conta "la qualità delle relazioni, non l'orientamento sessuale dei genitori"
Intervista alla psichiatra Giovanna Crespi, dopo il dibattuto provvedimento della procura di Padova. Pubblicato in Redattore sociale e Dire del 21 giugno 2023.
La procura di Padova, qualche giorno fa, ha impugnato gli atti di nascita di 33 figli di coppie omogenitoriali. Un provvedimento che sta facendo molto discutere e che ha riaperto il dibattito sull'omogenitorialità. Per analizzare gli aspetti psicologici, le differenze e le evidenze scientifiche sul tema, la psicoterapeuta e psichiatra Giovanna Crespi, risponde a tre domande.
E' corretto parlare di ripercussioni psicologiche di bambini cresciuti da coppie omogenitoriali?
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha fornito prove significative che dimostrano che il benessere e lo sviluppo dei bambini non sono influenzati dalla struttura familiare basata sull'orientamento sessuale dei genitori - spiega Crespi- Le famiglie omogenitoriali, costituite da coppie dello stesso sesso, sono caratterizzate da un ambiente amorevole, stabile e impegnato nel fornire cure e supporto ai bambini. Numerosi studi hanno dimostrato che i bambini cresciuti in queste famiglie presentano livelli di benessere simili a quelli dei bambini cresciuti in famiglie eterosessuali.
Ci sono reali differenze con chi cresce in una famiglia tradizionale?
Le ricerche hanno dimostrato che non ci sono differenze significative nella crescita emotiva, sociale, cognitiva e accademica dei bambini con genitori omosessuali rispetto ai bambini con genitori eterosessuali- continua Crespi- I bambini di coppie omogenitoriali hanno dimostrato di sviluppare un attaccamento sicuro con i loro genitori, di avere relazioni positive con i coetanei e di raggiungere traguardi accademici paragonabili. Gli studi hanno anche evidenziato che la struttura familiare non influenza l'orientamento sessuale dei bambini: essere cresciuti in una famiglia omogenitoriale non aumenta né diminuisce la probabilità che un bambino diventi omosessuale o eterosessuale. L'orientamento sessuale è una caratteristica individuale che non è determinata dalla struttura familiare o dall'identità di genere dei genitori. Questi risultati dimostrano l'importanza di basare la valutazione delle famiglie sulla qualità delle relazioni e delle cure fornite ai bambini, piuttosto che sulla conformità a modelli tradizionali di genitorialità. Ciò sottolinea l'importanza di creare società inclusive, che riconoscano e sostengano le diverse forme di famiglia, garantendo il benessere e lo sviluppo armonioso di tutti i bambini, indipendentemente dall'orientamento sessuale dei loro genitori.
Esistono delle evidenze scientifiche?
Una delle ricerche più ampie e approfondite in questo campo è stata condotta dall'American Psychological Association (APA) che nel 2005 ha condotto una revisione della letteratura scientifica disponibile sul tema e ha concluso che 'non c'è differenza significativa nello sviluppo psicologico dei bambini con genitori omosessuali rispetto ai bambini con genitori eterosessuali'- sottolinea ancora Crespi- Questa revisione è stata aggiornata nel 2012 e ha confermato le conclusioni precedenti. Uno studio del 2014 sulla rivista Child Development ha esaminato il benessere di bambini con genitori omosessuali rispetto a bambini con genitori eterosessuali. Lo studio ha coinvolto 154 bambini in età prescolare e ha concluso che non vi erano differenze significative tra i gruppi in termini di benessere psicologico e sociale.
Un altro studio pubblicato nel 2017 sul Journal of Marriage and Family- conclude Crespi- ha esaminato 21 studi precedenti e ha concluso che i bambini con genitori dello stesso sesso hanno ottenuto risultati simili in termini di salute mentale, sviluppo sociale e benessere emotivo rispetto ai bambini con genitori eterosessuali.
Commento di Alessandro Bruni. Si riporta a seguire quanto hanno rilevato molte associazioni di volontariato sulla famiglia. Non è in discussione un preteso diritto alla genitorialità, ma l'interesse del minore a che sia affermata la titolarità giuridica di quel fascio di doveri che l'ordinamento considera inscindibilmente legati all'esercizio della responsabilità genitoriale: doveri che si traducono nel riconoscimento al figlio dei sui diritti all’identità e al godimento pieno della vita familiare, traduzione del superiore interesse del minore e ad instaurare il legame di filiazione anche con il genitore non biologico di una coppia omoaffettiva. Anche la Corte Costituzionale ha ritenuto di non poter intervenire direttamente in una materia che richiede necessariamente una valutazione discrezionale del legislatore; non è quindi chiaro quale sia l'attualità che imponga di “far rispettare la legge” privando la persona del proprio stato di filiazione per sanzionare i genitori, tanto più nei casi alle cronache non sembrerebbe esservi con certezza ricorso a pratiche di surrogazione. Non sfugge che, quand'anche l'intervento della Procura sia volto ad evitare la legittimazione di pratiche procreative considerate reato, non si può ritenere corretto colpire lo status filiationis che è diritto del figlio e non già diritto ad essere genitori.