di Lidia Baratta, Linkiesta, Forza lavoro del 5 giugno 2023.
Essere assunti grazie alle proprie competenze sociali e relazionali e non tanto sulla base dei titoli di studio scritti nel curriculum. Se ne parla da tempo nei sempre più frequenti (e sempre meno interessanti) convegni sull’importanza delle onnipresenti soft skill, leggere perché contrapposte a quelle hard, ma a quanto pare sempre più “pesanti” e determinanti per trovare un lavoro.
E ora cominciano a vedersi i dati che lo confermano, specialmente in un mercato sempre più ristretto, alle prese con la scarsità di manodopera, in cui è fondamentale scovare i talenti anche in nuove aree disciplinari inaspettate e non scontate. Quello di cui finora però si è parlato poco è quanto conti il passato di ciascuno, in particolare l’infanzia e la propria storia familiare, nello sviluppo delle soft skill.
Il pezzo di carta Joseph Fuller, professore alla Harvard Business School e co-direttore del progetto Managing the Future of Work, dice che nel futuro il lavoro dei colletti bianchi non richiederà inevitabilmente una laurea. Le abilità sociali, sempre più richieste, non vengono fornite nelle università. E quindi: o bisogna possederle già oppure occorre impararle. Insomma, essere un nerd non basta.
Il report 2023 del World Economic Forum sul futuro del lavoro conferma quanto sostiene Fuller. E il professore fa notare pure che circa un quarto dei laureati negli Stati Uniti fa lavori che non richiedono espressamente una laurea.
I dati A novembre 2022, solo il 41% delle offerte di lavoro con sede negli Stati Uniti richiedeva almeno una laurea, un calo rispetto al 46% all’inizio del 2019. I dirigenti di Ibm, LinkedIn, Apple e Google hanno tutti annunciato assunzioni basate sulle competenze.
Dimmi chi sei Questo vuol dire, però, che meno competenze – anche sociali – ha un lavoratore, minore è la leva negoziale su stipendio, benefit e accordi sul lavoro ibrido. Ed è qui che, nel caso delle soft skill, conta molto anche il passato personale e il background del candidato.
... E ti dirò che soft skill hai Coloro che non hanno subito traumi o abusi durante l'infanzia o che, anche in presenza di storie familiari complesse, si sono rivolti alla psicoterapia superando questi traumi, sono i più propensi a sviluppare abilità sociali di livello superiore già in tenera età, afferma Fuller. I traumi infantili in realtà sono molto comuni: il 70% degli adulti statunitensi ne è interessato.
Le persone che hanno subito abusi o abbandoni precoci hanno maggiori probabilità di essere socialmente isolate, soffrire di depressione e ansia, lottando per gestire le proprie emozioni. Non a caso, spiega Fuller, un tasso più elevato di traumi è inversamente correlato al patrimonio netto familiare. Se lasciate irrisolte, le risposte traumatiche sviluppate durante l’infanzia possono avere un impatto su tutti i tipi di relazioni sociali, comprese quelle lavorative, e possono potenzialmente soffocare la crescita professionale.
È ora di chiamare il terapista? Ciò non significa che ogni speranza è persa per coloro che hanno subito un trauma o per coloro le cui abilità tecnologiche superano le loro abilità sociali. Chiunque può apprendere competenze trasversali, indipendentemente dal proprio background, spiegano gli esperti a Fortune. Migliorare le proprie soft skill è come imparare a giocare a scacchi: l’unico modo per imparare davvero il gioco è giocare ancora e ancora, preferibilmente contro qualcuno che è più bravo di te. E l’analista in questa partita ha un grande ruolo.
Al posto di guida Fuller racconta che molte persone con grandi abilità sociali hanno avuto la libertà, soprattutto dopo la pandemia, di riconsiderare il ruolo del lavoro nella loro vita. Persone che, quando i loro datori di lavoro le hanno deluse, si sono dimesse e hanno trovato lavoro altrove. Ma più alto è il livello di abilità sociali, più il lavoratore è al posto di guida. Più queste abilità sono basse, più farà da passeggero. Senza troppo potere sulla propria carriera.