di Emma Capulli. Pubblicato in Il Mulino del 28 luglio 2023.
Praticata con l’ausilio biotecnologico da oltre cinquant’anni e nominata in vari modi, la gestazione per altri (Gpa) resta una delle modalità riproduttive più controverse dell’orizzonte contemporaneo. In termini generali possiamo definirla una pratica riproduttiva che coinvolge più soggetti in un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma).
Negli ultimi mesi la pratica è tornata al centro del dibattito a seguito della proposta di legge Varchi (c. 887), approvata in Commissione giustizia e mercoledì alla Camera dei deputati, di estendere il reato anche quando la pratica viene realizzata all’estero da cittadini italiani. Più che entrare nel merito delle criticità giuridiche di tale proposta, può essere utile riflettere sul contesto giuridico, politico e culturale in cui si colloca.
Per prima cosa, possiamo rilevare come, nonostante la pretesa di universalità della proposta di legge, che presenta la Gpa come “reato universale”, sono in aumento i Paesi che invece la permettono. La conseguenza è lo spostamento massiccio di genitori intenzionali verso questi Paesi, fenomeno che ha chiamato in causa l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo, la quale ha stabilito che, anche se il proprio Paese di origine vieta la Gpa, deve riconoscere il rapporto di filiazione formato all’estero – quando corrispondente al best interest of the child.
La volontà di disincentivare il ricorso all’estero non solo ha portato all’attuale proposta di legge, ma ha anche avuto delle ricadute sul riconoscimento in Italia degli atti di filiazione regolarmente formati negli Stati in cui la Gpa è permessa.
In letteratura si è tentato di valutare l’eticità della pratica sulla base della presenza/assenza dell’elemento economico, tracciando un discrimen tra Gpa commerciale e solidale. Chiaramente è su questo punto che occorrono i maggiori sforzi, soprattutto regolatori. Tuttavia, mentre altri Paesi stanno tentando di mettere a punto modelli regolamentari che sappiano tutelare tutti i soggetti coinvolti considerando gli aspetti relazionali ed economici che la pratica implica, il nostro sceglie la via della criminalizzazione, che vuole porsi come risolutiva, ma che ha tutte le premesse per inasprire ancora di più il dibattito e aumentare le violazioni di diritti.
sintesi di Alessandro Bruni
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