di Domenico Barrilà. Psicoterapeuta adleriano. Pubblicato nel blog dell'autore il 22 agosto 2023.
Quando si presentano alcune particolari condizioni sociopolitiche, gli omofobi, così come i razzisti e i violenti, escono dalla tana, sentendosi a casa, tra amici e parenti. Per questa ragione negli ultimi tempi siamo stati costretti a tornare diverse volte sul tema, anche per ricordare, lo dice la scienza, che gli omofobi, non certo gli omosessuali, sono portatori di un disturbo psicologico molto serio.
Nell’omofobo c’è l’inconfessata paura di essere esso stesso omosessuale, da cui scaturiscono manifestazioni comportamentali odiose, prese di distanza scomposte, come se temesse un contagio. Per darsi conto di tale contraddizione, basterebbe domandarsi perché mai una persona si preoccupa dell’omosessualità se è davvero certa della propria eterosessualità.
Evidentemente quella certezza non esiste, nemmeno quando chi la ostenta è grande e grosso e porta una divisa, com’è successo di recente.
L’omofobo si comporta come quella giovane paziente di colore che cercava di sbiancarsi la pelle con la candeggina.
L’incertezza del proprio orientamento è figlia a sua volta di un forte sentimento di inadeguatezza, infatti l’omosessualità maschile, nell’immaginario di certi individui significa “scadimento” nel femminile, connotato che viene usato in modo dispregiativo, mettendo in rilievo un’ulteriore tara a carico degli omofobi, la loro incapacità di rispettare le donne.
Dare della femminuccia a un omosessuale, significa insultarlo e insultare allo stesso tempo il genere femminile, perché usato come riferimento svalutativo. A riprova del fatto che si tratta di un problema profondo, possiamo ricordare che vi sono buone probabilità che un omofobo sia anche insofferente alle persone straniere e abbia pregiudizi di altra natura, perché in tale processo regressivo è convolta l’intera personalità nonché antichi meccanismi territoriali che erano molto spiccati negli uomini primitivi.
In questi giorni, a causa del linguaggio intemperante, per la verità molto vicino al delirio, di un ufficiale dell’esercito, si sono formati degli schieramenti, ma proprio per quanto detto sinora, è necessario affermare che non siamo di fronte a un conflitto politico, bensì di una disputa tra individui sani, da una parte, e persone afflitte da problemi psicologici, dall’altra. Insomma, il ladro è chi denuncia il furto.
Chi si è schierato a fianco dell’omofobo si è di fatto assimilato ad esso, annoverandosi tra le persone che soffrono di una forma nevrotica, mostrando allo stesso tempo di avere importanti difficoltà nella coesistenza coi propri simili.
Sarà bene rammentare, una per una, le voci dello schieramento omofobo, tenerle alla larga dai luoghi dove si gestisce il bene comune. È un grave dovere di ciascuno di noi, soprattutto se esercitiamo un ruolo pubblico oppure educativo, perché prima o poi la barbarie toccherà anche la nostra vita o quella di una persona a noi cara. È solo questione di tempo.