di Gennaro Grimolizzi. Pubblicato in Il dubbio del 26 settembre 2023.
A causa della mancanza di posti negli istituti penali i minori arrestati sono costretti a lunghi spostamenti, da Nord a Sud, in attesa di una collocazione più o meno stabile con difficoltà di vario genere che si ripercuotono sull’attività dei difensori. È il caso anche di un minore difeso da Federica Liparoti del Foro di Milano.
«Al mio assistito – spiega al Dubbio l’avvocata -, arrestato a Milano e trasferito prima in Sicilia e poi in Campania, è stato negato il diritto di partecipare all’udienza poiché non vi sono mezzi e uomini della polizia penitenziaria che possano portarlo nel capoluogo lombardo. Il processo penale minorile dovrebbe avere una finalità educativa. Inoltre, non è possibile garantire il diritto di difesa attraverso un collegamento video». Già, perché il minore accusato di rapina, ora recluso in Campania, non potrà essere presente di persona all’udienza in programma domani a Milano. Sarà quindi costretto a partecipare da remoto. Una modalità che lascia perplessa l’avvocata Liparoti.
Il caso specifico affrontato da Liparoti si inserisce in un discorso più ampio che riguarda altri aspetti, a partire dalle condizioni in cui versano gli istituti penali per i minorenni. «Queste strutture – commenta l’avvocata – sono al collasso. Più di un mio cliente ha dovuto attendere diversi giorni a San Vittore, prima che il Dap individuasse un istituto con un posto. I minori che vengono arrestati a Milano spesso non possono essere ospitati nel Beccaria e vengono quindi trasferiti nelle carceri del Sud Italia, in modo particolare in Sicilia o in Campania. Ciò rende la detenzione dei minori dolorosa, poiché vengono sradicati dagli affetti famigliari e dal tessuto sociale di origine. Senza dimenticare le ricadute sul diritto di difesa, a partire dai colloqui tra avvocato e assistito che diventano molto difficili da organizzare».
segnalato da Donatella Ianelli
sintesi di Alessandro Bruni
per leggere l'articolo completo aprire questo link