di Cristina Sivieri Tagliabue. direttrice responsabile di La Svolta. Editoriale del 31 agosto 2023.
No, non è fare di tutta l’erba un fascio. Mettere insieme le 430 morti sul lavoro del 2023 (dati aggiornati a fine luglio), i 5 morti “presi sotto” in bicicletta in città da un camion o similari, e le 228 persone morte per incidenti stradali non è poi così un azzardo.
Perché le ragioni principali delle morti sul lavoro in Italia riguardano i settori del trasporto e del magazzinaggio. Tutte queste persone seppellite a causa di un problema persona-macchina hanno a che fare con la logistica, e dimostrano che il settore che tutti definiscono come il settore del futuro - insieme all’intelligenza artificiale - può essere anche un posto buio, triste, su cui non sono accese abbastanza luci.
I trasporti, i treni, i camion, le biciclette. I rider, le nostre cene, i nostri viaggi, le nostre ristrutturazioni, i nostri appuntamenti. Vorrei uscire dalla dicotomia “lavoratore” e “datore di lavoro” (pur responsabile, sia chiaro, civilmente e penalmente dei dipendenti e della loro sicurezza) per un ragionamento più rotondo.
Non solo. Siamo noi, sempre gli stessi che desiderano un giardino a posto ma pagano il giardiniere in nero, e siamo noi che desideriamo una casa ben ristrutturata salvo assecondare la richiesta di uno sconto laddove pagheremo in nero. Certe volte non vogliamo vedere dove andranno a finire le macerie dei nostri rifiuti - e sappiamo che il settore dell’edilizia è uno dei più inquinanti, e spesso le discariche non vengono usate correttamente -. Certe volte vogliamo delle cose che non ci possiamo permettere, e le prendiamo a saldo, come i vestiti delle catene che vendono tutte a un euro.
Certe volte, ci voltiamo dall’altra parte proprio.
sintesi di Alessandro Bruni
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