di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Chiara Frugoni ha pubblicato postumo (pag. 236, 38 euro, ed. Il Mulino) il bel libro Il presepe di San Francesco. Storia del Natale di Greccio, ricco di immagini tra cui gli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi, che furono finanziati da papa Niccolò IV (Masci), un pontefice francescano che però, stranamente –dice la storica Chiara Frugoni- vede i fedeli ascoltare non la voce del santo ma quella dei frati, come se Francesco fosse stato volutamente “cancellato”, nonostante sia la chiesa dove è sepolto.
Come mai è stato ridotto al silenzio dallo stesso Giotto, che pur ha svolto un lavoro incredibile di devozione e raffigurazione del santo? Perché era pagato dal papa e anche allora il potere cercava di introdurre un pensiero unico ed eliminare ogni forma di dissenso, qual’era il messaggio di Francesco.
Siamo abituati a pensare che la Chiesa in passato svolgesse più o meno lo stesso ruolo che svolge oggi, quello di ”agenzia” spirituale nel campo religioso, dell’etica e della spiritualità. Ma non è così. La Chiesa era, insieme all’imperatore, il principale regolatore della vita economica, che nella società industriale è stato svolto dagli Stati e dalle banche commerciali e che ora è svolto dal sistema finanziario globale, dalle banche centrali e d’affari, per cui una sola banca come JP Morgan fa profitti in un solo anno per 123 miliardi di dollari e tutte vivono di speculazioni per 80-90% dei profitti. Ogni tanto incappano in qualche incidente come JP Morgan che ha coperto gli affari del pedofilo Epstein, residente nel paradiso fiscale delle Isole Vergini-UK e deve così pagare 75 milioni di dollari di penale.
San Francesco (1181/2-1226) si è trovato così di fronte un Potere non tanto “spirituale” ma socio-economico che non poteva accettare un tale capovolgimento di valori (da materiali a spirituali). Ne sanno qualcosa i monaci templari che verranno sterminati nel 1314, uccisi e spazzati via dalla storia per un complotto ardito tra il re di Francia Filippo il bello e papa Clemente V, al fine di impadronirsi del loro tesoro, ma soprattutto cambiare direzione all’economia e alla società, dove c’erano forze crescenti che coniugavano l’uso del denaro con la morale. I templari, ideatori dell’assegno bancario, avevano assunto un grande potere socio-economico e usavano il denaro sia per costruire beni comuni (cattedrali), sia per aiutare la intrapresa (con prestiti mirati) che i poveri (con donazioni). Oggi diremmo che usavano il denaro per favorire l’imprenditoria, creare uguaglianza con welfare e aiuto ai poveri, creando uno sviluppo sostenibile in quanto in equilibrio con la Natura e rispettoso delle tradizioni.
Il re francese aveva complottato per fare diventare papa Clemente V e lui lo aveva ricambiato, acconsentendo, con fake news (l’accusa era di riti satanici contro il Cristo), allo sterminio dei templari e porre così fine ad un’idea di economia e società intrise di moralità, fratellanza e uguaglianza.
Per la Chiesa era indigeribile il messaggio di Francesco, sia per la rinuncia ai beni materiali, sia per dover cessare con le crociate e l’uso delle armi. Quando andò a Damietta per far desistere i Crociati dalla guerra contro i musulmani (dove rimase un intero anno), ebbe il coraggio di andare con un solo fratello dal Saladino Malik-al-Kamil (senza salvacondotto), portando il vero messaggio cristiano che non era quello della violenza e della guerra ma della pace. Per questo fu accolto con grandi onori dal Saladino. Pare che riuscisse anche a battezzare alcuni musulmani. Durante i suoi discorsi Francesco mai appoggiò le crociate come facevano regolarmente i sacerdoti durante la messa sotto le direttive del Papa, nonostante il Patriarca di Gerusalemme avesse già fatto notare che nel Vangelo si dice che “chiunque prenderà la spada, di spada morirà”.
La vicenda di san Francesco è per molti aspetti simile all’attuale, un periodo in cui chi “regola la vita economica”, non è più la Chiesa ma il sistema finanziario (grandi banche d’affari e multinazionali) che impone le sue leggi (libera concorrenza –più ideologica che vera- e contabilità) a governi e popoli, difesi da timide autority. Anche in questa epoca si cerca di eliminare ogni forma di dissenso, ogni altro pensiero che non sia la One Way. Come in passato il Papa diede ordine di taroccare la biografia di Francesco d’Assisi al confratello Tommaso da Celano, costretto a scriverne una seconda e più compiacente alla Chiesa, così Giotto fu pagato per raffigurarlo nella sua chiesa non come “chi parla”, ma come “chi ascolta” (sic).
Cambiano i tempi, l’evoluzione della coscienza fa qualche passettino avanti, con qualche intellettuale, qualche gruppo che ragiona con la propria testa, ma non cambia la logica del Potere che ci vorrebbe ubbidienti a quel che passa il convento del tempo. Un convento (com’era la Chiesa al tempo di Francesco) che elargisce beni materiali, denaro e apprezza i consumi e che basa la sua fonte di ricchezza sul capitale finanziario che in questi giorni è contestato dagli attori e sceneggiatori di Hollywood e dagli operai Usa che vorrebbero (giustamente) partecipare (con un misero 2%) ai profitti delle grandi corporations. Non si dice sempre che il valore e la qualità di un’azienda è fatta soprattutto dal “capitale umano” di chi ci lavora? Ma quando si passa dalle parole ai fatti, allora il capitale finanziario resiste alle “compartecipazioni” e se può ti ricaccia indietro. Ecco perché senza “contro poteri” la democrazia è finta (copyright Daron Acemoglu).
E se vogliamo un esempio del potere del sistema finanziario basterà dire che i Governi che si succedono (Draghi ieri, Meloni oggi) sulle cose che contano (rispetto della contabilità economica, liberalizzazioni, privatizzazioni, direttive europee, adesione/subordinazione alla Nato) seguono la stessa identica politica, mentre sui dettagli c’è un aspro scontro: fumogeni di una politica che deve ritornare ad occuparsi delle cose importanti, cioè del futuro e del fatto che non è scritto da nessuna parte che debba essere uguale al nostro passato.