di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Nella Newsletter de Il Corriere della Sera, Gianluca Mercuri riporta il pensiero di un esperto vero, Thomas Friedman, un giornalista ebreo che scrive sul New York Times e che segue il conflitto Israele-Palestina da 50 anni e può dare veri consigli su cosa fare oggi. Il titolo è “Cosa Hamas e Iran vogliono che faccia Israele, e cosa dovrebbe fare Israele (spiegato da un esperto vero)”.
Friedman scrive che se Israele farà una strage a Gaza, farà esattamente quello che sperano i suoi peggiori nemici come Hamas. Sarà una strage di bambini e civili in quanto a Gaza (una prigione a cielo aperto da 20 anni) vivono per il 40% minori sotto i 14 anni. Sarà un autogol morale che porterà alla fine degli accordi di Abramo, i quali prevedono accordi economici tra Israele e i paesi arabi in cambio della fine dei territori per i Palestinesi. Accordi che sono una infamia contro il diritto sacrosanto dei Palestinesi ad avere un luogo in cui vivere sicuri (come prevede l’ONU).
Friedman ha passato la gioventù nei kibbutz come quelli profanati dalla violenza jihadista, ma ha dei valori precisi, non mescola i fatti a suo piacimento, non omette parti di verità e sa bene che sia israeliani che palestinesi hanno fatto molte cose terribili gli uni agli altri anche se non ha mai visto qualcosa di simile a ciò che è accaduto la scorsa settimana: singoli combattenti di Hamas che radunano uomini, donne e bambini israeliani, li guardano negli occhi, li uccidono e, in un caso, fanno sfilare una donna nuda per Gaza al grido di “Allah akbar”. Lo paragona al massacro compiuto a quello subito dai palestinesi laici nel 1982, nei campi profughi libanesi di Sabra e Chatila, quando circa 3.500 persone furono trucidate dalle milizie cristiano-maronite, con l’esercito israeliano che le fece entrare e dall’alto illuminò i campi per facilitare il “lavoro”.
Hamas, nonostante i mille morti che ha fatto non può certo però pensare di abbattere Israele, qual’è quindi il suo vero scopo? Cosa lo ha spinto a un eccidio così efferato? Per Friedman è l’avvicinamento in corso tra Israele e Arabia Saudita, che decreterebbe — stavolta davvero — la fine di ogni speranza di autodeterminazione per i palestinesi, la fine della loro causa, che anche il più influente Stato arabo — l’epicentro dell’Islam sunnita, il Paese che custodisce i luoghi santi, l’alleato di cui l’America ha provato a fare a meno senza riuscirci — decide di smettere di difendere per coltivare il proprio esclusivo interesse geopolitico ed economico, quello di una normalizzazione dei rapporti con l’eterno nemico sionista.
E dunque, è anche il trionfo di Benjamin Netanyahu, la realizzazione del suo progetto più importante: “Dimostrare a tutti i detrattori, anzi sbattere loro in faccia, che può fare la pace con tutti gli Stati arabi — persino con l’Arabia Saudita — senza dover cedere un solo centimetro di terra ai palestinesi”.
Una strage a Gaza sarebbe quindi per Friedam la vera trappola tesa da Hamas a Israele.
Il Financial Times, il giornale più importante della finanza in Europa, ha ammonito: «La storia del conflitto israelo-palestinese insegna che la violenza genera violenza. Il primo ministro deve essere calibrato nella sua risposta e limitare la rappresaglia agli obiettivi militari di Gaza, per quanto sia difficile nella Striscia densamente popolata che è stata a lungo bloccata da Israele e dall’Egitto. Un conflitto più ampio, al servizio degli estremisti di tutte le parti, metterebbe a rischio la stabilità del Medio Oriente». E l’Economist concorda che: «La morte di molti civili a Gaza, soprattutto se vista come un’azione sconsiderata, danneggerebbe la posizione di Israele nel mondo, oltre a essere profondamente sbagliata…se è giusto che Hamas sia distrutta, un attacco indiscriminato a Gaza sarebbe una trappola”.
«Israele non deve agire sotto l’impulso della rabbia e deve cancellare la convinzione pluridecennale che le aspirazioni palestinesi alla sovranità possano essere indefinitamente messe da parte mentre il resto del Medio Oriente va avanti. Qualunque cosa emerga da questo conflitto, una cosa certa sarà una nuova ricerca di risposte alla domanda su come israeliani e palestinesi possano vivere in pace».
Infine 5 ovvietà: 1) Israele ha il diritto di esistere e di difendere la sua esistenza con ogni mezzo; 2) la Palestina ha il diritto di esistere pure lei, in qualche lembo di terra, esattamente come Israele; 3) Israele non è di destra e la Palestina non è di sinistra, ma due nazioni che dovrebbero stare a cuore a tutti; 4) Sperare che i palestinesi si rassegnino è illusorio; 5) Chi tocca i bambini non sarà perdonato.