di Alessandro Bruni.
In tutti i gruppi sociali, status, prestigio, stima, rispetto e rango vengono conferiti alle persone in modo diverso, ma in tutti le gerarchie di status e di dominanza si formano velocemente. Recenti fatti di cronaca, anche politica, hanno messo in rilievo quanto i conflitti tra sessi siano importanti nella vita sociale e come questi si manifestino in modo dirompente. Tralasciando ogni considerazione di costume o di comportamento sociale, ho preso in considerazione la letteratura di psicologia evoluzionistica per cercare di comprendere le ragioni profonde del comportamento conflittuale di uomini e donne.
Del maschilismo, come costruzione sociale dell’immaginario politico e storico, si parla poco e ancora meno dei legami con la violenza che viene praticata in famiglia e quella che è presente nelle strade. Secondo un costume atavico e paternalista, le donne sono viste quasi esclusivamente nella posizione di vittime o eroine: è il modo più rassicurante per considerarle pur mantenendole nei ruoli tradizionali, è il modo per esaltarne la figura ponendole nel mito per fingere di allontanarle dalla realtà costrittiva quotidiana nella famiglia e sul lavoro.
Ne consegue che le molestie, lo stupro e il femminicidio sono considerati fenomeni estremi, sì devianti, ma non tali da porli in una considerazione di rilevanza strutturale della società. E' un modo facile per lasciare in ombra i modelli culturali che strutturano ruoli e comportamenti di uomini e donne. Per prevenire l'emarginazione di costume e la violenza comportamentale degli uomini, sarebbe sicuramente più efficace indagarne le radici profonde, a partire da quelle che armano la mano dell’aggressore e farne l’occasione per rimettere in discussione gli stereotipi di genere, di socialità, di relazione tra i sessi.
Oggi analizzare in profondità il conflitto dei sessi significa di fatto dare campo a molte argomentazioni di differenti discipline di studio. In questo post ho voluto limitarmi all'aspetto evoluzionistico, ovvero a cercare brevemente di sondare come questi fenomeni di confitto si siano generati nell'evoluzione umana e come essi risentano di una storia evolutiva persa nella notte dei tempi.
Il conflitto tra sessi può essere definito anche come un contrasto che si traduce in termini di interessi genici perpetrati e conservati nel processo evolutivo degli ominidi che non sono più tollerabili in una società civile moderna. Un conflitto che può anche oggi emergere ogni volta in cui gli interessi di un maschio e di una femmina divergono non solo sul piano familiare, ma anche sul piano pubblico sociale (basti ricordare le molte trasmissioni televisive basate sul contrasto tra sessi sul piano individuale, familiare e sociale non dimentricando anche quelli politici relativi ai noti casi Santanché, Giambruno e Meloni).
Con questo fine mi sono preso la briga di raccogliere dal web e da testi specifici (soprattutto dal noto libro di Psicologia evoluzionistica di D.M. Buss, testo di largo uso universitario) con una antologia di snippet significativi:
Sull'evoluzione
- Nell'ambito evoluzionistico i conflitti emergono quando una persona blocca o impedisce a un'altra di mettere in atto con successo una strategia volta a raggiungere un particolare obiettivo. Per esempio, una donna con una strategia di lavoro a lungo termine e un uomo con una strategia di lavoro a breve termine interferiscono tra loro.
- L'accesso sessuale è uno degli elementi di maggiore conflitto tra i sessi e prende diverse forme. I dati dimostrano che gli uomini tendono a sovrastimare l'interesse sessuale delle donne e a volte a ingannarle riguardo le proprie intenzioni a lungo termine per ottenere accesso sessuale a breve termine.
- Uomini e donne entrano in conflitto anche per l'accesso alle risorse. In generale, gli uomini tendono a controllare le risorse economiche più delle donne. Questa tendenza, che rientra nel concetto del patriarcato, è presente in tutto il mondo, anche se esistono importanti differenze culturali. La differenza tra i sessi probabilmente deriva dalla coevoluzione di preferenze femminili per uomini dotati di mezzi e di strategie di competizione intrasessuale maschile per le risorse e la riproduzione.
Sulla gelosia
- Il conflitto di gelosia è un'altra ampia categoria in cui si realizza il conflitto tra sessi. Dal punto di vista evoluzionistico la gelosia sarebbe un adattamento contro i cacciatori di partner e l'allontanamento del compagno dalla relazione.
- Come previsto dalla teoria, in tutte le culture studiate la gelosia maschile si focalizza soprattutto sull'infedeltà sessuale, che potrebbe compromettere la paternità, mentre quella femminile si focalizza su investimento e coinvolgimento emotivo. I dati cognitivi e fisiologici mostrano un'interessante convergenza.
- Gli esiti comportamentali sulla gelosia, che vanno dalla sorveglianza del partner alla violenza, si accordano con la necessità di scoraggiare infedeltà e allontanamento dalla relazione. Gli uomini si dedicano a tattiche di conservazione del partner soprattutto quando sono sposati con donne giovani e attraenti, dall'elevato valore riproduttivo. Le donne si impegnano nella conservazione del partner soprattutto quando sono sposate con uomini dal reddito elevato e con la tendenza a impegnarsi nel miglioramento del proprio status.
Sulla violenza
- La violenza contro il partner è una tattica estrema e distruttiva per tenerlo vicino. E' utilizzata più di frequente dagli uomini che dalle donne, soprattutto da coloro che non sono dotati di risorse che possano incentivare la partner a rimanere. Il femminicidio operato nell'intento di evitare in modo estremo la dispobibilità della donna ad altre relazioni (o mia o di nessuno) è di fatto la sconfitta dell'uomo incapace di creare una relazione affettiva, ovvero la dimostrazione della sua inutilità. In questa situazione rari sono gli uomini che si suicidano riconoscendo le proprie colpe, preferendo egoisticamente gettare le colpe sulla donna (un comportamento tipico della mente rettile).
Sulle molestie sessuali
- Il conflitto emerge anche nel caso di molestie sessuali sul luogo di lavoro, che sono perpetrate in larga parte dagli uomini sulle donne. Le vittime tendono ad essere giovani, single e fisicamente attraenti.
- Le donne tendono a risentirsi più degli uomini per le molestie sessuali; un dato che avvalora l'ipotesi delle emozioni negative come segnale di interferenza strategica. Il disagio della donna tende ad aumentare in concomitanza con il basso status sociale dell'uomo.
- L'aggressività sessuale contro le donne è frequente anche fuori dall'ambiente di lavoro. Le donne tendono a essere più turbate degli uomini dagli stessi episodi di aggressione sessuale, come toccare e insistere nelle avance nonostante il rifiuto. I dati hanno mostrato che in questi casi gli uomini sottovalutano il disagio femminile.
Sullo stupro
- Vari studi hanno cercato di chiarire se gli uomini possiedano adattamenti specifici di evoluzione per lo stupro o se questo comportamento relativamente diffuso sia un prodotto collaterale di altri meccanismi, come il desiderio maschile di rapporti sessuali a breve termine combinato con una generale inclinazione alla violenza come mezzo per ottenere un obiettivo prefissato.
- Non è ancora chiaro se lo stupro sia un adattamento o un effetto collaterale di altri meccanismi. Per esempio, il fatto che le vittime siano giovani (e dunque fertili) si accorda con entrambe le ipotesi. Gli stupratori, rispetto agli altri uomini, tendono ad avere rapporti sessuali più precoci, grande varietà di esperienze sessuali, maggiore attivazione sessuale per storie e immagini di violenza sessuale, e sono inclini a commettere crimini non legati alla sfera sessuale. Sembra dunque che alcuni uomini adottino la coercizione sessuale nell'ambito di una più generale strategia di vita. Di differente quadro patologico è chiaramente quando un giovane stupra una donna anziana. Un camportamento che ha ragioni legate più a devianze individuali che evolutive.
- L'ipotesi della deprivazione sessuale, cioè che gli uomini che non riescono ad avere una compagna optino per la tattica dello stupro, non ha un sostegno empirico generale. L'ipotesi della competizione spermatica è stata in parte confermata dal fatto che gli uomini che violentano le loro partner tendono a scoprire o sospettare che siano infedeli. Gli uomini con tratti elevati di psicopatia o che percepiscono di avere un valore come partner uguale o maggiore rispetto alla partner sono particolarmente inclini alla violenza sessuale quando sospettano la sua infedeltà.
Concludendo, continuare a tacere sulla violenza perpetrata dagli uomini sulle donne è un modo per non affrontare la particolarità di un dominio che ha, a suo fondamento, la separazione tra natura e cultura, tra sessualità e politica, tra vita superiore e inferiore. Come avverte Carol Harrington in Neoliberal Sexual Violence Politics (2022), "Non tenere conto della natura contestuale entro cui si inquadrano le prassi maschili, vuol dire credere che il modo migliore per combattere l’oppressione di genere sia di coinvolgere gli uomini in una lotta meramente individualista di "scoperta di sé", mettendo in secondo piano gli interventi strutturali sulla società, sulla comunicazione, sulla educazione che invece sono basilari per produrre un cambiamento sostanziale di approccio al conflitto di sessi".
D'altra parte non dobbiamo dimenticare, come scriveva Marco Cattaneo nell'editoriale di Mind del giugno 2021, che: "quando la violenza sfocia nella tragedia, ancora oggi troppo spesso il femminicidio finisce per trovare l'alibi dell'eccesso di amore, in cui l'atto estremo del possesso viene annacquato con l'incapacità di sopportare la fine di una relazione. È da questo equivoco che è nata e si alimenta l'idea del delitto passionale, l'omicidio commesso per amore. Questo è il paese che fino a quarant'anni fa ha contemplato nel suo ordinamento giuridico un abominio come il delitto d'onore, abolito dalla Legge n. 442 del 5 agosto 1981. E che fino al 1968 riconosceva l'adulterio come un reato penale per le donne mentre prevedeva solo una sanzione amministrativa per gli uomini. Del delitto passionale, però, nel nostro ordinamento giuridico non c'è traccia. Il delitto passionale è una definizione di natura giornalistica. Di quel giornalismo che fruga nelle vicende personali dei protagonisti di vicende di sangue, magari rubacchiando frasi e fotografie dai profili social, alimentando dubbi e sospetti.”