di Chiara Ludovisi. Pubblicato in Redattore sociale del 17 ottobre 2023.
In Italia, secondo l’Istat, vivono in uno stato di povertà assoluta 1,6 milioni di stranieri residenti, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari. E' quanto rivela il Rapporto Immigrazione Caritas Migrantes, presentato questa mattina a Roma. Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere presenti in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti.
La percentuale di chi non ha accesso a un livello di vita dignitoso risulta essere tra gli stranieri cinque volte superiore di quella registrata tra i nuclei di italiani. Accanto alle fragilità di chi è senza un impiego, si aggiungono quelle di chi un lavoro lo possiede: il fenomeno della in-work poverty, ormai noto nel nostro Paese, ha registrato una forte recrudescenza negli ultimi anni, tra stranieri e non. Secondo le ultime stime Istat, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati, come gli operai o assimilati; e se a svolgere tali occupazioni sono persone di cittadinanza straniera il dato schizza al 31,1% (tra gli italiani è al 7,9%). Un ultimo elemento di criticità è infine quello legato ai minori: si contano 1,4 milioni di bambini poveri e un indigente su quattro è un minore. Se si considerano le famiglie di stranieri con minorenni i dati appaiono davvero drammatici: tra loro l’incidenza della povertà raggiunge il 36,2%, più di 4 volte la media delle famiglie italiane con minori (8,3%).
Su 6.687.015 dimissioni registrate nel 2021, 6.252.763 sono relative a cittadini italiani e 426.740 a cittadini non italiani, pari al 6,4% del totale. La quota più significativa dei ricoveri ha come diagnosi principale le complicazioni della gravidanza, parto e puerperio (25,6%); seguono, a significativa distanza, le malattie dell’apparato respiratorio (8,7%). Considerando l’età della madre, si evidenzia anche per le straniere la prevalenza di madri di 30 anni e più, anche se nel complesso le madri straniere sono tendenzialmente più giovani (29,2 anni è l’età media delle donne straniere al primo figlio, contro i 32,1 anni per le italiane). Il tasso di abortività delle donne straniere mostra una tendenza alla diminuzione, essendo passato dal 17,2 per 1.000 donne nel 2014 al 12,0 per 1.000 donne nel 2020. Si tratta tuttavia di un tasso di 2,4 volte superiore a quello delle italiane.
sintesi di Alessandro Bruni
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