di Michele Simeoni. Intervista a Federico Zullo della Fondazione Agevolando. Pubblicato in Unimondo ilò 28 ottobre 2023.
La data che segna il passaggio alla maggiore età può andare dai 16 ai 21 anni, ma è una convenzione sociale, necessaria a tracciare una linea, un confine che tutti noi dobbiamo o abbiamo dovuto attraversare, pronti o meno che fossimo. Un periodo che spesso coincide con scelte importanti, con desideri di autonomia e di autodeterminazione, ma è anche un momento ricco di dubbi e fragilità, in cui la famiglia è, tendenzialmente, la rete di sicurezza a cui si fa riferimento, sia da un punto di vista emotivo che pratico.
Ogni anno, però, diversi ragazze e ragazzi affrontano il compimento della maggiore età con molta meno leggerezza rispetto ai loro coetanei: sono i care leavers, giovani che hanno vissuto un periodo fuori dalla famiglia di origine e che, diventati maggiorenni, si ritrovano con ben poche opzioni, come mi racconta Federico Zullo, pedagogista, fondatore e presidente dell’associazione Agevolando.
FZ: “Allora, i care leavers sono tutti quei giovani, tendenzialmente di un’età compresa tra i 17 e i 21 anni, che lasciano la cura, ovvero lasciano l’assistenza, lasciano l’accoglienza […] Sono più in particolare quindi tutti quei ragazzi che hanno vissuto per un periodo fuori dalla famiglia di origine, in comunità, in affidamento familiare, in casa famiglia, e che ad un certo punto poiché diventano maggiorenni o poco dopo, devono lasciare l’accoglienza quindi il luogo in cui stanno vivendo e devono intraprendere un percorso o di rientro in famiglia, ma tante volte è molto difficile che questo possa avvenire, perché le famiglie di origine o non ci sono o sono molto problematiche, gli stessi ragazzi non vogliono tornare , oppure intraprendono un percorso di autonomia, nel senso che devono organizzarsi una vita autonoma […] e anche molto in fretta”. Il termine care leavers accomuna tanti giovani che possono aver avuto passati diversi: ragazzi e ragazze che hanno vissuto un percorso di tutela in seguito a un provvedimento del tribunale dei minori, oppure minori stranieri non accompagnati, ma anche ragazzi con un percorso penale oppure adozioni che non vanno a buon fine.
Tutti quanti però, fino a pochi anni fa, si ritrovavano a dover gestire questa nuova situazione da soli, fatta esclusione per pochi progetti sparsi sul territorio nazionale. In Italia ci sono circa 6000 nuovi Care Leavers ogni anno, una piccola, ma forse nemmeno così tanto, parte di popolazione di cui nessuno sentiva la voce. La forte volontà di far sentire quali erano le necessità e i bisogni di questi nuovi adulti è stata alla base della fondazione dell’associazione Agevolando, nata nel 2010.
FZ: “Agevolando […] è nata a partire da un’esperienza personale che è la mia, io sostanzialmente ho vissuto in comunità a Verona dai 10 ai 19 anni negli anni 90 poi ho fatto l’educatore, trasferendomi a Ferrara. Facendo l’università a Ferrara sono diventato educatore e, piano piano, mi sono reso conto, lavorando con i ragazzi, di quanto era difficile trovare delle soluzioni per i ragazzi quando concludevano il percorso in comunità […] mi faceva pensare anche alla difficoltà che avevo avuto anche io spesso quando ero uscito, e quindi ho pensato che forse era arrivato il momento di provare a far qualcosa. Mi è venuto l’idea dell’associazione Agevolando quando ho partecipato a un convegno a Bologna, nel 2009, a fine 2009, poco prima di Natale, in cui due ragazze testimoniavano le loro esperienze dopo la comunità, le difficoltà, gli insuccessi, le cadute, le necessità, i bisogni dopo l’accoglienza. Il loro intervento a questo convegno era stato molto d’impatto e io ho pensato che forse se l’impatto della voce di chi ha vissuto direttamente l’esperienza era così significativo ed efficace e forte forse si poteva fare qualcosa magari proprio valorizzando questo impatto. Quindi ho chiesto loro di incontrarci, ci siamo incontrati poi nei primi mesi del 2010 e abbiamo appunto pensato, e hanno aderito insomma alla mia idea di fondare un'associazione per dare voce a questo tema del dopo, dare voce a partire dalla voce di chi l’ha vissuto direttamente”.
Uno dei modi in cui si è concretizzata questa volontà è stata la formazione, nel 2014, del Care Leavers Network, una rete di ragazzi tra i 16 e i 24 anni con in comune un’esperienza di vita “fuori famiglia”. Sono stati coinvolti in un percorso finalizzato alla conoscenza e all’aiuto reciproco, ma anche al confronto, per valutare insieme punti di forza e criticità del sistema, mirando al miglioramento di quest’ultimo e dei servizi sociali. A livello regionale, il lavoro della rete ha permesso, nella prima fase del progetto, l’individuazione di 10 raccomandazioni, presentate in incontri pubblici in cui i care leavers avevano modo di parlare del proprio punto di vista e delle proprie esigenze alla comunità. L’estensione della rete a livello nazionale, nel 2017, ha poi consentito di organizzare la prima conferenza dei care leavers italiani a Roma, in cui i giovani hanno potuto presentare il loro punto di vista alle istituzioni.
FZ: “I ragazzi hanno chiesto alle istituzioni di fare qualcosa di concreto affinché, dopo i diciotto, anni quando escono dalle comunità, dall’affido dalle case famiglia possano avere un aiuto, un supporto, un accompagnamento, e quindi possano essere visti, ascoltati e accompagnati e il governo ci ha ascoltati, ha ascoltato i ragazzi. Ha accettato di lavorare per definire qualcosa di concreto e nella legge di stabilità di quell’anno, la legge di stabilità 2017 per il 2018, è stato approvato un emendamento che ha istituito il fondo sperimentale per i care leavers […]”.
L’ottenimento di questo importante risultato è da considerarsi un punto di partenza: tra gli obiettivi dell’associazione ora c’è quello di estendere la tutela anche a minori stranieri non accompagnati, prolungare il periodo di assistenza fino ai 25 anni dove necessario e creare una rete di care leavers a livello europeo, progetto avviato già nel 2019 purtroppo rallentato dalla pandemia di Covid-19. Oltre alle attività di advocacy, l’associazione Agevolando ha avviato diversi progetti costruiti sui bisogni dei Care Leavers, come ad esempio casa, lavoro o sostegno psicologico. Tra questi “lo sportello del neomaggiorenne”, un luogo ad accesso libero in cui poter ricevere informazioni ma anche sentirsi meno soli, essere ascoltati e condividere momenti. Un’altra importante attività è la formazione di assistenti sociali ed educatori, nella quale sono coinvolti i care leavers stessi in veste di co-formatori assieme ai professionisti dell’associazione, permettendo così di aiutare la comprensione fra le parti.
FZ: “Non più solo adulti che decidono per i minorenni, ragazzi che vengono abbandonati, lasciati soli e non ascoltati e decisioni che vengono prese dall’altro, e classe dirigente che decide e definisce senza sentire il punto di vista di chi vive direttamente i problemi e operatori, educatori, eccetera che lavorano a partire dalle loro riflessioni senza immaginare che le riflessioni che possono portare le persone di cui si occupano potrebbero dare maggiore qualità al loro intervento. E noi questa cosa la stiamo un po ribaltando, l’abbiamo un po’ ribaltata, perché al centro ci sono i ragazzi, il loro punto di vista, la loro voce, il loro vissuto, le loro rappresentazioni rispetto al loro percorso giusto o sbagliato, dei suggerimenti che possono portare. E quindi, questo tema di promuovere l’ascolto, la partecipazione, il protagonismo, la cittadinanza attiva è qualche cosa che fa uscire questi ragazzi dalla dimensione di sfortunati, abbandonati, con poche opportunità, molto vulnerabili […] e quindi abbiamo fatto questo forse di più importante e di innovativo: il fatto che, a stare insieme a chi si occupa di queste cose, ci sono anche i ragazzi, non sono solo dei fruitori, o beneficiari passivi ma sono protagonisti con un pensiero, una voce, un punto di vista che a volte è molto più d’impatto e significativo di quello di chi va a comandare”.
Imporre soluzioni dall’alto senza capire le diverse situazioni, senza avere testimonianze dirette di quali siano i bisogni dell’altro, è un atto di superbia che oggi non è più scusabile. Grazie all’azione del Care Leavers Network le necessità di questi giovani sono state finalmente ascoltate da chi compie scelte che hanno davvero peso sulla vita delle persone. Partita a livello locale, l’associazione Agevolando ha ora una rilevanza nazionale, con lo sguardo volto alla situazione europea, ed è evidente come il suo successo derivi proprio dal potere della comunicazione, della rete e, soprattutto, della comprensione, base per ogni vera azione di cambiamento.