Guida ai fatti del Mediterraneo arabo attraverso la stampa internazionale della Fondazione Oasis.
Al-Sisi si ricandida e sferza gli egiziani La giornalista giordana Ishan al-Faqih nota, in un articolo per al-Quds al-‘Arabi, come nell’establishment egiziano trapeli una certa ansia per l’appuntamento elettorale, al punto da averlo anticipato di quattro mesi. Oltre alla motivazione di natura economica, già rilevata dalla stampa occidentale, per al-Faqih, dietro a questa decisione vi è anche una considerazione politica: la manovra ha infatti colto di sorpresa i comitati elettorali dell’opposizione, complicando ulteriormente le operazioni burocratiche per la presentazione delle candidature. Continua a leggere
Amin Maalouf alla guida degli «immortali» Lo scorso 28 settembre lo scrittore libanese Amin Maalouf è stato nominato Segretario perpetuo dell’Accademia di Francia, la prestigiosa istituzione culturale fondata dal Cardinal Richelieu nel 1635. La nomina è stata ampiamente commentata dalla stampa araba e ha suscitato reazioni opposte. I quotidiani libanesi si sono congratulati con Maalouf, elogiandone gli sforzi compiuti nel creare un ponte tra due culture, mentre i quotidiani panarabi hanno generalmente dato spazio alle voci critiche. Continua a leggere
In Marocco si riapre il dibattito sul Codice della Famiglia Lo scorso 26 settembre il re del Marocco Muhammad VI ha incaricato il capo del governo di avviare un processo di revisione della Mudawwana, il Codice di famiglia già riformato nel 2004. Le proposte di emendamento dovranno essere presentate entro sei mesi. Questa richiesta si colloca nella scia del discorso del Trono pronunciato da Muhammad VI il 30 luglio 2022, quando disse: «Noi desideriamo che ciò [la revisione] avvenga nel quadro delle finalità della sharia e delle specificità della società marocchina, si fondi sulle virtù della moderazione, dello sforzo d’interpretazione aperto, della consultazione e del dialogo, e con il coinvolgimento di tutte le istituzioni». Continua a leggere
Un terremoto che ha colpito soprattutto poveri e migranti. [di redazione] Il dramma dei villaggi dell’Alto Atlante distrutti dal sisma, ma anche la grande solidarietà del popolo marocchino e la realtà della Chiesa locale. Una conversazione con Fra’ Franco Drigo. Continua a leggere
Le proteste anti-Assad nel Sud della Siria: ritorno al 2011? [di Mauro Primavera] Nonostante il reintegro nella Lega Araba, il regime di Bashar al-Assad non è in grado di risolvere la grave crisi economica generata dal conflitto ed è sempre più esposto alla contestazione popolare, come dimostrano le recenti proteste di Sweyda continua a leggere
Costa d’Avorio: terra d’emigrazione e d’immigrazione [di Christian Bouquet] Il Paese dell’Africa occidentale figura stabilmente tra i principali Paesi di provenienza dei migranti che giungono in Italia. Che cosa si nasconde dietro questo dato? continua a leggere
Conversione ecologica e ritorno alle fonti [di redazione] Di fronte all’attuale crisi ecologica si sono moltiplicate le iniziative di ritorno alla campagna messe in atto da comunità religiose. Un fenomeno ambivalente che oscilla tra autonomia e autarchia. Il caso dei musulmani in Francia continua a leggere
Sudan, “oggi come vent’anni fa” [a cura di Claudio Fontana]. In Sudan 39 civili, in maggioranza donne e bambini, sono stati uccisi in un «devastante bombardamento di artiglieria» della città di Nyala, nel sud del Darfur, dove si sono intensificati i combattimenti tra l’esercito e le Forze di Supporto Rapido (RSF) guidate da Mohammad Hamdan Dagalo, noto come Hemedti. Le opposte fazioni in lotta, si legge sul Sudan Tribune, si rimpallano la responsabilità per l’uccisione dei civili. Intanto, anche nella capitale Khartoum continuano a esserci combattimenti e scontri a fuoco. Come accaduto vent’anni fa, le violenze più gravi hanno luogo però in Darfur: la maggior parte delle vittime sono le stesse, membri delle tribù Masalit, e sono gli stessi anche i loro aguzzini, sebbene non si facciano più chiamare Janjaweed. Continua a leggere
Nuove proteste in Siria. Ma il regime rischia davvero? [a cura di Claudio Fontana]. In un contesto flagellato dall’inflazione alle stelle, il governo siriano del presidente Bashar Assad ha tagliato i sussidi sui carburanti, complicando ulteriormente la situazione per moltissimi siriani. Così, nonostante oltre un decennio di violenze e tattiche brutali per evitare il riproporsi di quanto avvenuto nel 2011, sono scoppiate nuove proteste, soprattutto nel sud del Paese. Le manifestazioni di dissenso sono incominciate il 20 agosto nella città di Sweida, al grido di «la Siria vuole libertà».Continua a leggere
Con NEOM l’Arabia Saudita vuole definire un nuovo standard globale [a cura di Claudio Fontana]. Dopo gli enormi investimenti nel mondo del calcio – questa settimana l’ex CT della Nazionale italiana Roberto Mancini ha firmato un ricco contratto con la nazionale saudita – l’Arabia Saudita continua a far parlare di sé per suoi corposi investimenti. Secondo il Financial Times, il veicolo d’investimento creato dal Public Investment Fund, il fondo sovrano saudita, avrebbe messo nel mirino le arti marziali miste. L’obiettivo saudita è quello di acquisire una quota di minoranza (per ora) nella lega di combattenti professionistici americana, con l’obiettivo di creare una serie di competizioni in tutta l’area del Medio Oriente e del Nord Africa. Continua a leggere
L’affaire Mangoush-Cohen e i limiti delle normalizzazioni con Israele [a cura di Claudio Fontana] Dopo che è stato reso pubblico l’incontro, che avrebbe dovuto rimanere segreto, tra il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen e l’omologo libico Najla Mangoush, il primo ministro di Tripoli Abdulhamid Dbeibah ha rimosso quest’ultima, anche nel tentativo di sedare l’ondata di indignazione e di disordini che si sono diffusi in Libia. Inoltre, come ha scritto il New York Times, Mangoush è fuggita in Turchia per tutelare la propria sicurezza. Secondo Riccardo Fabiani (International Crisis Group) è però difficile che Mangoush abbia incontrato Cohen senza il benestare del primo ministro, il quale, anzi, dipendendo completamente dal sostegno della comunità internazionale, avrebbe visto di buon occhio un incontro con gli israeliani per dimostrarsi sensibile alle richieste degli Stati Uniti. Continua a leggere
Francia: vietato indossare l’abaya nelle scuole pubbliche [a cura di Chiara Pellegrino]. In Francia da lunedì le studentesse non potranno più entrare nelle scuole pubbliche indossando l’abaya, l’abito lungo tradizionale indossato dalle donne musulmane, a seguito della decisione comunicata domenica scorsa dal ministro dell’Istruzione Gabriel Attal. Giovedì lo stesso ministro ha esteso il divieto anche al qamis, la versione maschile dell’abaya. Questa decisione, spiega Le Monde, trova fondamento nella legge del 15 marzo 2004 riguardante il divieto di indossare negli istituti scolastici pubblici indumenti o simboli che indicano un’appartenenza religiosa. La nota diffusa dal ministero alle scuole prevede inoltre l’attuazione di un procedimento disciplinare in caso di infrazione della norma. Continua a leggere
In Siria torna il clima del 2011, ma il cambiamento è difficile [a cura di Mauro Primavera]. Le proteste di massa di Sweyda e Daraa iniziate il 20 agosto continuano ad attirare l’interesse della stampa araba. Gli ultimi eventi hanno suscitato sia nel fronte pro-opposizione che in quello pro-Assad sentimenti di preoccupazione e scetticismo: il primo crede che il “moto rivoluzionario” non sia sufficiente a innescare l’atteso cambiamento politico e venga represso con la forza; il secondo teme che il ritorno del caos disfi la nuova rete di alleanze del regime sponsorizzata da Arabia Saudita ed Emirati. Continua a leggere
Luci e ombre dell’ascesa del Brics [a cura di Chiara Pellegrino]. La stampa araba ha abbondantemente continuato a commentare il quindicesimo vertice dei Brics (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), tenutosi la settimana scorsa in Sud Africa e durante il quale tre stati arabi, Arabia Saudita, Emirati ed Egitto, sono stati invitati ad aderire al blocco che si vuole alternativo all’Occidente. Secondo il politologo iracheno Muthanna ‘Abdullah, a rendere attraente l’adesione ai Brics sono le prospettive di crescita dei Paesi che ne fanno parte: mentre nel 1982 i Paesi del G7 rappresentavano il 50% del PIL mondiale, alla fine del 2022 questa percentuale è scesa al 30%, mentre negli stessi anni il PIL dei Paesi Brics è cresciuto dal 10 al 31% del PIL mondiale e, secondo le proiezioni, è destinato a mantenere questo andamento positivo. Continua a leggere