di Francesca Ferri. Pubblicato in True News del 3 ottobre 2023.
Il volontariato è diventato un lusso. Carovita, precarietà e sfiducia nelle future prospettive economiche italiane ostacolano un saldo e costante impegno individuale a favore della comunità. Gli italiani dediti al volontariato, infatti, sono calati del 15% in otto anni. Lo dimostra chiaramente la rilevazione campionaria effettuata dall’Istat relativa al Censimento delle istituzioni non profit (INP): ammontano a 4 milioni e 661 mila i volontari attivi in Italia nel 2021, circa 900 mila in meno rispetto al 2015.
La mole di lavoro per rispondere ai bisogni di tutto il territorio nazionale è elevata e la carenza di volontari può avere un impatto significativo sul 72,1% delle organizzazioni che si avvalgono del loro operato, portando alla riduzione o all’eliminazione di alcuni servizi fondamentali, che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del Paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini.
Secondo la rilevazione effettuata dall’Istat, è la pandemia la causa principale che ha disincentivato le persone a dedicare gratuitamente il proprio tempo al prossimo. Che l’emergenza Covid con l’isolamento fisico imposto e gli effetti psicologici negativi da esso derivati avrebbe ostacolato la propensione alla partecipazione sociale, era prevedibile. Ma anche la crisi economico-sociale degli ultimi anni ha contribuito alla diminuzione dell’impegno volto al volontariato, soprattutto in una città come Milano. Il capoluogo lombardo detiene un doppio primato. Non solo è la capitale del volontariato, ma è anche la città con i costi d’affitto più alti d’Italia. In un luogo in cui il 62% degli abitanti under 40 spende per vivere più di quanto guadagna, diventa sempre più difficile ed elitario poter dedicare le proprie risorse e il proprio tempo agli altri.