di Giacomo Niccolini. Pubblicato in QuiLivorno.it del 11 novembre 2023. focus parkinson
A 35 anni, i primi sintomi. A 36 anni la conferma: ti dicono che hai il Parkinson. Una malattia neurodegenerativa dalla quale, al momento, non si guarisce. La si può tenere a bada grazie alla scienza, grazie alla medicina. Al guinzaglio come una brutta bestia. Ma il nome lo dice da solo… degenerativa. Una tenaglia ti strizza lo stomaco. Forte. Fai fatica a deglutire. I dubbi che avevi su tutti i sintomi provati negli ultimi mesi si fanno, in un attimo, terribilmente verità. La diagnosi arriva in una fase della vita in cui hai il mondo in mano. E si fa tutto più difficile. Sembra quasi una montagna.
“Ho la malattia di Parkinson – ha scritto qualche giorno fa Diego sul social network rendendo a conoscenza del suo problema i suoi amici – Tanti di voi avranno notato i sintomi, per cui ha poco senso nascondere ciò che peraltro non c’è nessuna ragione di nascondere. Il mio entusiasmo e la mia passione per la vita non sono calati di un milligrammo. Amo la vita come l’amavo prima, anzi, se possibile, ancora di più: riuscendo ad apprezzarne ogni istante. Questo mi ha insegnato la malattia. Vedo questo bicchiere mezzo pieno, non mi concentro su quello mezzo vuoto, nonostante le enormi difficoltà. Non ho perso l’ironia né l’ autoironia, non ho perso il sorriso. Scherzo su me stesso (come ho sempre fatto) e, ora, anche sulla malattia. Sono grato a Dio, alla mia famiglia e a tutte le persone che mi amano. Se posso: non vi vergognate delle vostre malattie e debolezze, siamo fragili. Solo la meschinità, la miseria umana, la crudeltà, l’assenza di empatia, etc… sono motivo di vergogna: una malattia non lo è davvero”.
Un messaggio coraggioso, un atto non scontato che mette Diego sotto i riflettori. Allora la domanda, la prima che gli facciamo è perché un gesto simile?
“Sono due le motivazioni principali. Per me e per gli altri. Innanzitutto è stata una decisione maturata nel tempo e non certo immediata. Per me è stato poi molto liberatorio, come quando togli un peso. Una liberazione, un venir fuori. Mi sono detto: il Parkinson è una patologia plurisintomatica: bradicinesia, tremore, disturbi del cammino e del movimento e quindi una cosa ben visibile. E quindi mi sono chiesto, perché ogni volta che io cammino per la strada, per il paese di Guasticce dove vivo, devo nascondere il tremore, o devo fermarmi per non far vedere che ho dei problemi di deambulazione? No, questo non deve più succedere, non è vita. Ho il Parkinson e non mi devo vergognare di essere malato. Faccio questo coming out rendo pubblica la mia malattia e di conseguenza sono libero di camminare male, di tremare, di essere lento”.
E per gli altri? Perché hai deciso di esporti anche per chi ti legge o chi magari non ti conosce così bene?
“Ho sperimentato sulla mia pelle questa patologia. Ci sono momenti terribili e molto difficili soprattutto a ridosso della diagnosi, ora credo di averla metabolizzata molto bene rispetto a due anni fa, e ho voluto rendere pubblica la mia malattia per dare un messaggio di speranza. Badate bene, io non voglio insegnare niente ma rendere partecipi gli altri di quel che sto vivendo io in modo da poter far capire che queste cose possono capitare anche in giovane età. I primi momenti sono molto difficili soprattutto da un punto di vista psicologico. E tutto questo può portare un circolo di pensieri negativi. E uno dei motivi per cui ho deciso di parlare è per dire alle persone che hanno ricevuto questa diagnosi che è possibile combattere questo pensiero negativo. Grazie anche alle medicine che danno benefici sia sul piano motorio ma anche sul piano psicologico. Ma non solo”.
Voglio essere chiaro ed inequivoco: il Parkinson è una malattia grave, una cosa molto seria e negativa. Ma, ciò detto, può insegnare delle cose positive. A me ha aumentato l’empatia: sperimentare la sofferenza su me stesso mi ha portato ad empatizzare con gli altri. Ho così in programma di fondare un’associazione per la raccolta di cibo per le persone bisognose e gli animali bisognosi e sfrutto l’occasione della gentile ospitalità degli amici e colleghi di QuiLivorno.it per lanciare un appello a tutti voi ad unirsi a me e ad altri amici per dar vita a questo bel progetto”.
sintesi di Alessandro Bruni
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