di Marta Capesciotti. Pubblicato in Ingenere del 25 ottobre 2023.
Cosa significa vivere da persona afrodiscendente in Europa oggi?
A questo interrogativo tenta di rispondere il nuovo rapporto pubblicato dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea (FRA), Being black in the EU. Experiences of people of African descent. L'indagine ha raccolto le esperienze di 6.700 persone afrodiscendenti che vivono in 13 paesi dell'Unione, compresa l'Italia.
Il primo dato che emerge dal rapporto è che circa la metà (47%) del campione ha vissuto esperienze di discriminazione razziale, in significativo aumento rispetto al 39% dell'indagine del 2016.
La maggior parte degli episodi di discriminazione rimane, inoltre, invisibile: il 64% delle vittime di violenza razzista e crimini d'odio decide di non raccontare l'accaduto a una qualche organizzazione o istituzione, nella convinzione che non serva a niente (36%), perché la procedura è ritenuta troppo burocratizzata (19%), per paura che la propria testimonianza non sia presa sul serio (16%) e per mancanza di fiducia o paura nei confronti delle autorità (16%).
Dal punto di vista dell'inclusione socio-economica, un terzo delle persone partecipanti è impiegato in occupazioni scarsamente qualificate (rispetto all'8% della popolazione generale) e con contratti a tempo determinato (30%), con un tasso di sovraqualificazione elevato, indipendentemente dal fatto di avere o meno la cittadinanza nel paese di residenza.
Episodi di razzismo vengono riportati nella ricerca di un'occupazione e sul posto di lavoro – l'Italia in questo senso costituisce il paese con l'incidenza più alta di episodi di razzismo nel mondo del lavoro – nonché nel tentativo di acquistare o affittare una casa: una persona su quattro ha riportato di essersi vista rifiutare un affitto da parte di chi aveva la proprietà della casa per via della propria origine etnico-razziale.
Le donne che hanno partecipato all'indagine non sembrano essere esposte più degli uomini al rischio di discriminazioni e non hanno riportato un numero maggiore di episodi di discriminazione e violenza. L'Italia è anche il paese in cui più donne afrodiscendenti lavorano in occupazioni scarsamente qualificate (67% rispetto al 38% degli uomini).
Lo scenario che emerge dall'indagine e gli scarsi passi avanti rispetto ai risultati che erano emersi da quella del 2016 ci permettono di concludere che il quadro normativo e di politiche esistente a livello dell'Unione e dei singoli stati membri non è stato sufficiente a garantire una piena inclusione sociale ed economica delle persone afrodiscendenti in Europa.
Molta la strada ancora da fare per l'Unione europea nel suo insieme e per i suoi stati membri. Per tornare all'interrogativo iniziale, quello che si può dire è che non si vive bene come persone afrodiscendenti in Europa oggi, e tantomeno si vive bene se questa caratteristica si intreccia ad altre – genere, orientamento sessuale, disabilità – che vengono costantemente marginalizzate.
sintesi di Alessandro Bruni
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