di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
I primi passi della costruzione della nuova legge di bilancio per il 2024, stanno mettendo in evidenza le difficoltà e i limiti del governo Meloni nel dar vita ad uno degli atti più significativi dell’attività dell’esecutivo. Nonostante il suo valore complessivo proposto di 24 miliardi, quantitativamente il minore da diversi anni, esso sta ponendo una serie di problemi destinati ad influire non poco nella qualità futura della politica nazionale.
Il primo problema riguarda una delicata questione costituzionale, relativa al rapporto tra governo e Parlamento nel corso dell’iter di questo provvedimento, cioè l’approvazione della legge di orientamento della politica nazionale nel prossimo anno. Dopo una sommaria discussione tra i tre partiti della maggioranza che ha fissato i contenuti e la distribuzione relativa degli investimenti pubblici, la premier Giorgia Meloni ha proposto di assumere il vincolo di maggioranza di non presentare nessun emendamento, in modo da assicurarsi una approvazione facile e rapida a testimonianza della unità e solidità politica del governo.
Una scelta che fa a pugni con la democrazia parlamentare, perché sottrae al Parlamento e ai singoli suoi componenti, di maggioranza e di opposizione, il diritto di partecipare alla costruzione di tale legge, oltre alla sua approvazione. Una grave trascuratezza democratica, che evidenzia come, per questo governo, le regole della vita parlamentare sono considerate del tutto subordinate e marginali rispetto all’obiettivo di ottenere un voto favorevole.
Ciononostante, nella maggioranza si è aperto un dibattito che ha visto protagonisti in particolare Lega e Fratelli d’Italia nel rivendicare ulteriori modifiche. Il Carroccio ha concentrato la sua attenzione sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina e sulle pensioni, richiedendo un avvio di finanziamento sul primo e una modifica di quota 104 sulle pensioni, mentre Fratelli d’Italia ha puntato i piedi in particolare sull’aumento della cedolare secca sugli affitti, entrambi con evidente attenzione alle prossime elezioni europee.
Dopo alcuni contatti e la successiva riunione di maggioranza, si sono apportate alcune modifiche per cui per il Ponte sullo Stretto si prevede un avvio di finanziamento di 780 milioni dall’anno prossimo e sulle pensioni si è passati da quota 104 a 103 con penalizzazioni per chi farà richiesta il prossimo anno. Sugli affitti brevi il 26% rimane ma solo dalla seconda casa in su.
Sarebbero tuttavia rimasti i tagli alle pensioni dei pubblici dipendenti, testimoniato dallo sciopero dei medici, la sforbiciata di 400 milioni a danno dei disabili, il calo della spesa sanitaria rispetto al pil, compresa la possibilità di cessione a privati di alcune sale operatorie per ridurre le liste di attesa.
Con questi e pochi altri aggiustamenti, la maggioranza di governo ha manifestato il proprio consenso e confermato la volontà di non presentare emendamenti. Ora si affronta un dibattito parlamentare che risulta fortemente condizionato dal tentativo di renderlo tra parentesi e insignificante, in attesa anche del giudizio delle agenzie di rating e del parere dell’Unione Europea.
L'obiettivo ribadito dal governo rimane quello di chiudere la partita entro le prossime festività natalizie in modo da rendere evidente la sua compattezza. Nel complesso quindi si profila una legge finanziaria che guarda più alle prossime elezioni europee che al Paese. Nel quale lo sviluppo rimane schiacciato dal debito e dalla mancata crescita della produttività per cui le previsioni risultano progressivamente in calo (Nadef 1,2%- Confindustria 0,5%), mentre, secondo i recenti dati Istat, 6 famiglie su 10 faticano ad arrivare a fine mese, un italiano su 10 non ce la fa, e tre milioni di lavoratori percepiscono un salario inferiore a quello indicato come minimo.
Rimane perciò essenziale che il tema della crescita, finora colpevolmente trascurato, ritorni, pur nella ristrettezza delle risorse del bilancio, al centro del dibattito politico e parlamentare. A questo obiettivo avrebbe dovuto dare risposte significative il PNRR, ma la sua gestione incerta e contraddittoria ha fatto prevalere i problemi e i limiti di gestione sulle finalità di una nuova qualità dello sviluppo.
In ogni caso, solo attraverso l’elaborazione di una strategia consapevole sarà possibile affrontare i problemi del futuro compresi quelli vitali della progressiva normalizzazione del debito e della ristrutturazione dell’economia e dell’innovazione del lavoro nelle transizioni digitale ed ecologica. Questo sarà il metro su cui si misurerà l’adeguatezza dell’azione politica e della sua classe dirigente.