di Federico Lattanzi e Betty Perticarini. Pubblicato in Salute internazionale del 20 novembre 2023.
L’infermiere di famiglia è la figura professionale che fornisce ai cittadini gli strumenti necessari al sostegno e alla gestione domiciliare di una condizione patologica, che mira alla qualità di vita del singolo e della collettività con cui si trova a stretto contatto. L’infermiere di famiglia è il professionista sanitario che garantisce l’assistenza infermieristica a differenti standard di complessità, interagendo e collaborando con i vari professionisti attivi nel territorio e nella comunità in cui opera, con lo scopo di realizzare il welfare di comunità.
L’introduzione dell’infermiere di famiglia ha l’obbiettivo di consolidare l’organizzazione assistenziale sul territorio e promuovere una maggiore omogeneità ed accessibilità dell’assistenza sociosanitaria e sanitaria domiciliare e garantire un continuum ospedale-territorio. Il suo ruolo non si limita alla gestione del paziente pluripatologico o cronico, ma emerge come figura di riferimento per la gestione ed il miglioramento della qualità di vita di un’intera comunità, soprattutto per favorire il mantenimento di un corretto stato di salute, attraverso l’insegnamento all’adozione di adeguati stili di vita e di comportamenti.
L’infermiere di famiglia è una figura giovane; si inizia a parlare della necessità dell’inserimento in società di un professionista di riferimento infermieristico a partire dal dicembre 2014, attraverso una proposta di legge volta a modificare il decreto Balduzzi, ma viene istituito definitivamente in Italia attraverso il D.M. 23 maggio 2022, n. 77 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 giugno 2022).
L’infermiere di famiglia prende in carico un certo numero di persone (e quindi nuclei familiari) di un determinato territorio. Oltre che la gestione degli aspetti assistenziali, lo scopo è quello di aiutare il soggetto stesso e la sua famiglia nell’affrontare situazioni apparentemente difficili o complesse, al fine di evitare di sottoporre il malato ad ulteriori situazioni stressanti che vadano a cagionare il proprio status di salute, garantendo una risoluzione, laddove possibile, volta a ridurre ospedalizzazioni e/o peggioramento della qualità di vita. L’infermiere di famiglia e di comunità non è una figura diffusa né conosciuta dalla comunità sebbene in alcune regioni italiane sia riuscito ad inserirsi come figura di riferimento per la salute delle famiglie.
Il nostro Paese è tra i più vecchi al mondo e necessita di un rinnovamento dell’organizzazione dei servizi offerti agli anziani, al fine di gestire e tutelare al meglio quella che rappresenta un’eccellente conquista per un popolo: la longevità.3 Il progressivo invecchiamento della popolazione, responsabile dell’aumento del numero di individui affetti da malattie croniche, determina una serie di problematiche che richiedono un profondo cambiamento dell’approccio al paziente. Per ridurre l’impatto della cronicità sulla qualità della vita dei cittadini e sulla spesa sanitaria, l’assistenza deve essere concepita e strutturata in una logica proattiva, promuovendo la prevenzione e supportando il paziente nel percorso di cura, per evitare che sopraggiungano complicanze, instabilità clinica e disabilità.
L’U.E. ha finanziato 1 mln di euro nel 2021 a favore del progetto European Curriculum for Family and Community nurse – Enhance con l’obiettivo di definire il percorso formativo utile all’implementazione delle competenze per l’infermiere di famiglia e di comunità. Tra queste spicca ai primi posti la gestione domiciliare di persone affette da patologie croniche, con particolare attenzione alla qualità di vita e ai costi legati alla quotidianità. L’Unione Europea evidenzia l’importanza della famiglia e della comunità nel processo di invecchiamento e sottolinea la necessità di intervento su assistenza sanitaria primaria, prevenzione della fragilità, screening e diagnosi precoce. Il progetto fa parte di una strategia volta a ridurre i ricoveri impropri, considerando il ruolo dell’infermiere di famiglia centrale, indispensabile per il supporto al paziente e alla sua famiglia sia sotto il profilo professionale che assistenziale, riducendo così il numero dei ricoveri.
Attualmente gli infermieri sono il più numeroso gruppo di professionisti sanitari dell’Italia (oltre 350.000) e del mondo (oltre 23 milioni), ciononostante è sempre più evidente la grande carenza di personale infermieristico, la necessità di intervento nelle strategie di welfare e di un percorso concordato e continuativo che accompagni la popolazione ad un miglioramento o mantenimento della qualità di vita, soprattutto rispetto al soggetto che necessita di supporto assistenziale, affinché venga garantito un sistema sanitario collegato tra ospedale e territorio ed una assistenza standardizzata e personalizzata alle necessità soggettive, in grado di rispondere al meglio ai bisogni emergenti di salute, seguendo le normative e le innovazioni vigenti.
sintesi di Alessandro Bruni
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