Intervista a Vittorio Fontana, Medico geriatra ospedaliero. Pubblicato in Forward di ottobre 2023.
Vittorio Fontana è autore del libro “Di verità solo l’ombra” che raccoglie storie autentiche di vita professionale e di pazienti, e ha collaborato a “Emozioni virali. Le voci dei medici dalla pandemia“, entrambi pubblicati dal Pensiero Scientifico Editore.
Nel lavoro di un medico geriatra – come di un medico di medicina generale – è frequente trovarsi nella necessità di dover gestire problemi clinici un poco distanti dalle proprie specifiche competenze. In situazioni del genere può essere opportuno suggerire al malato di consultare un collega più esperto.
In generale ammettere di non sapere è sempre dimostrazione di intelligenza, ed evitare di esprimersi su tutto è una regola da non dimenticare. Perciò chiedere agli esperti è sempre un’ottima soluzione. Tuttavia nel mio lavoro di geriatra mi capita spesso di esprimermi in campi che non sono propriamente i “miei”, sarebbe impensabile e controproducente per il paziente se dovessi rivolgermi in continuazione a specialisti diversi: cardiologi, pneumologi, neurologici, psichiatri e così via.
Nella pratica clinica geriatrica così come credo nella medicina generale non è sempre necessario essere dei super specialisti (senza essere dei tuttologi) ma le conoscenze di cui si dispone, sia teoriche sia pratiche, sono spesso del tutto adeguate a gestire un ampio range di problemi clinici. Trovo però sempre fondamentale poter consultare anche informalmente colleghi specialisti quando ce n’è bisogno: lo scambio culturale fa sempre bene reciprocamente e lavorare in ambienti stimolanti e polispecialistici è una grande fortuna, non sempre realizzabile purtroppo. Certo, non mi avventurerei mai in campi distanti dalla mia formazione e dal mio ambito clinico. Per esempio la virologia o l’epidemiologia: mi aspetterei analoga cautela dalle altre parti.
Inoltre chi ha vissuto l’esperienza diretta della terapia intensiva per sé o per un suo caro non potrà certo dimenticare e avrà ben chiaro di che immane lavoro si svolga in quei reparti. Ma l’alfabetizzazione riguardo alla salute richiede tempi lunghi e uno sforzo strutturato e organizzato che andrebbe programmato e sostenuto continuativamente. Purtroppo l’analfabetismo scientifico, non solo sanitario, è piuttosto diffuso nel nostro Paese.
Eppure si può quasi sempre comunicare il dubbio senza che questo significhi far apparire che si naviga al buio, anzi possiamo mostrare come le nostre competenze siano comunque fondamentali per navigare sicuri anche in mari agitati.
Nel “mandato” di molti influencer c’è avere sempre la risposta pronta per tutto, non possono ammettere l’incertezza, ne va della loro credibilità, devono sembrare sempre in possesso della verità. Questo chiede la gente. Credo invece che per noi comunicare l’incertezza che spesso caratterizza le nostre scelte sia l’unica strada possibile anche solo per onestà intellettuale. Adoro Socrate e “so di non sapere” è una specie di mantra: si può quasi sempre comunicare il dubbio senza che questo significhi far apparire che si naviga al buio, anzi possiamo mostrare come le nostre competenze siano comunque fondamentali per navigare sicuri anche in mari agitati.
sintesi di Alessandro Bruni
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