di Adam Cifu. Pubblicato in Forward di ottobre 2023.
Recentemente mi hanno fatto delle domande su un medico e il suo ultimo libro. Non ha molto importanza chi sia questo medico né di che cosa parli il suo libro. I dettagli cambiano nel giro di pochi anni. Il dottore è fotogenico, quasi sempre maschio. È intelligente e ha un curriculum accademico impeccabile. Il libro parla di come risolvere un problema a cui la medicina tradizionale ha ben poco da offrire.
Oltre ad essere considerati dei comunicatori di talento, questi medici famosi hanno molto in comune. Possiedono davvero delle conoscenze scientifiche e sono esperti nell’estrapolazione. Ma, in realtà, non si hanno delle prove che le persone vivono più a lungo, mantengono le loro capacità cognitive o sviluppino il cancro meno frequentemente. Questi medici diventano il tormento dei colleghi praticanti.
Perché il lavoro di questi medici mi irrita? Credo che la mia irritazione derivi dalla consapevolezza che un buon consiglio medico è specifico e personalizzato.
Una volta sono stato intervistato per un articolo di giornale. La domanda che mi avevano fatto era sensata, semplice e interessante per un vasto pubblico di lettori: “Quando si ha mal di testa, è meglio curarlo o sopportarlo?”.
Se una mia paziente mi facesse questa domanda, sarebbe facile rispondere. Perché conoscerei la gravità e tipologia del mal di testa in questione. Saprei se il mal di testa richiede un’ulteriore valutazione; conoscerei la probabilità di sviluppare effetti collaterali da analgesici, perché sarei a conoscenza se la mia paziente beve, se ha una malattia renale o una gastrite. Conoscerei anche quali sono i suoi bisogni e valori. Si tratta di una paziente che volentieri assume i farmaci o di una che si vanta del suo stoicismo?
Prendersi cura di un singolo paziente è difficile. Prendersi cura di un pubblico, intrattenendolo, è impossibile. Spesso la buona medicina è noiosa. I progressi scientifici e le speculazioni sul futuro delle cure mediche possono essere eccitanti. Quando i medici cercano un pubblico più vasto devono ricordarsi che la loro più alta responsabilità è nei confronti dei singoli pazienti.
sintesi di Alessandro Bruni
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