di Antonio Sunseri. Pubblicato in Linkiesta del 7 novembre 2023.
Anna Voltaggio, al suo esordio letterario, con “La nostalgia che avremo di noi” (Neri Pozza) descrive i quarantenni di oggi in tredici racconti in cui i protagonisti si rendono conto che una parte del futuro che dovevano vivere è già passato.
«Non ho mai mantenuto una promessa in vita mia e l’idea che oggi sia il giorno del mio matrimonio suona ridicola». Anna Voltaggio scatta una fotografia dei quarantenni di oggi nel suo esordio “La nostalgia che avremo di noi” (Neri Pozza), ed è in effetti questo che provano oggi i quarantenni, una nostalgia dell’incompiuto, di quello che doveva essere, che gli avevano promesso tutti e che non è stato. Dovevano vivere nel migliore dei mondi possibili ma si è sgretolato davanti ai loro occhi.
Questo esordio di Neri Pozza non è però la cronaca di un fallimento ma di un furto al quale non erano preparati, in tredici racconti Voltaggio costruisce dunque una commedia umana tutta italiana in cui i protagonisti fanno i conti con un’esistenza precaria, di desideri rimasti sospesi, e per sfuggire ad un mondo che non li ha mai davvero accolti mettono in atto l’unica vera forma di libertà possibile: l’errore. Sbagliano, sbagliano in continuazione, perché sono una generazione «senza miti né idoli», che non ha un percorso tracciato e deve, da sola, costruire la propria narrazione.
Sono gli unici impreparati, le generazioni precedenti hanno vissuto nel migliore dei mondi possibili durante il boom economico, le generazioni successive sono arrivate preparate alla nuova conformazione del mondo, loro no, sono impreparati nelle aspettative, nei progetti e anche il loro corpo lo è, una spia si accende nelle loro vite e la prima manifestazione è corporea, un mal di schiena, un mal di testa, qualcosa che gli comunica che non possono più galleggiare che il corpo per primo non vuole più stare in quella vita.
Ma la fotografia de “La nostalgia che avremo di noi” è uno scatto preciso, chirurgico, è lo scatto in cui i protagonisti si rendono conto che una parte del futuro che dovevano vivere è passato e che ormai gli sbagli non sono più senza conseguenze, è il momento più bello, è una vertigine pericolosa e Anna Voltaggio riesce con una scrittura asciutta a restituirci questa vertigine, il momento esatto in cui si diventa adulti e si affronta la solitudine della responsabilità e delle occasioni mancate.
Voltaggio decide di esordire come scrittrice dopo anni di lavoro come ufficio stampa editoriale e decide di farlo nello stesso momento dei suoi personaggi, decide di far girare un manoscritto, di firmare con un editore e di pubblicare, come i suoi personaggi è questo il momento in cui non si può più combattere la propria natura ma si può soltanto prendersi il lusso di provare a essere fino in fondo se stessi.