di Dino Cofrancesco. Pubblicato in Paradoxa forum il 2 novembre 2023.
C’è una domanda alla quale non so rispondere. Se è vero, come è stato scritto da autorevoli politologi, che “bisogna dire a chiarissime lettere che esiste una linea divisoria netta fra democrazie e non-democrazie”, se è vero che la vicenda ucraina e oggi quella israeliana sono la dimostrazione che l’Occidente è sotto assedio, che più della metà del pianeta non si riconosce nelle democrazie liberali, nei diritti di libertà civili e politiche, nel rispetto della dignità umana, nell’eguaglianza dei sessi, nella laicità dello Stato, che sono (sarebbero) a fondamento delle nostre istituzioni, non ne dovrebbe derivare l’impegno a non rafforzare le autocrazie, a limitare drasticamente gli ‘affari’ con i gangster internazionali, per non irrobustirli economicamente e impedire che la ricchezza accumulata si converta in armi puntate contro di noi?
Personalmente i discorsi sull’accerchiamento dell’Occidente, della grande mobilitazione dei dittatori contro le democrazie europee e nordamericane mi hanno sempre lasciato perplesso.
A questo punto mi chiedo: ma a che gioco stiamo giocando? Noi occidentali – posto che questa espressione abbia ancora un senso – seguendo il consiglio dello studioso di Relazioni internazionali, Joseph Nye, ci affidiamo nei rapporti con le dittature, al soft power (commerciale e culturale) pensando di non dover ricorrere all’hard power (alle armi) e che il ‘douce commerce’ finirà per portare la pace al mondo. E se poi gli autocrati invadessero, come predoni famelici, una vasta area che considerano ‘cortile di casa’, non ci troveremmo forse nella condizione infelice di chi ha contribuito alla loro potenza?
Il processo di globalizzazione va avanti, inarrestabile, non risparmiando i settori che un tempo gli stati nazionali consideravano ‘strategici’. Che fare? Non m’intendo di economia e tanto meno dispongo di ricette politiche da suggerire ai reggitori del mondo. Però il pensiero che non è affatto improbabile il sacrificio di migliaia, di milioni di vite umane quando “les bons amis” che hanno fatto con noi “les bonnes affaires”.si trasformeranno in competitori armati mi fa sprofondare in uno stato d’angoscia.
sintesi di Alessandro Bruni
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