di Giovanni Caprio. Pubblicato in Pressenza del 9 dicembre 2023
Il cambiamento climatico svela una delle più gravi ingiustizie: chi ha contribuito meno al degrado ambientale soffre di più. In una tendenza preoccupante, quasi il 60% delle popolazioni costrette alla fuga nel mondo si trova nei Paesi più vulnerabili all’impatto dei cambiamenti climatici, come Siria, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Afghanistan e Myanmar. A dimostrazione che crisi climatica e crisi umanitaria sono due facce della stessa medaglia.
A ricordarlo sono Legambiente e UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, che nel nuovo report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate” e, in vista della giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre, fanno il punto su quanto sta accadendo oggi nel mondo, segnato da conflitti che non trovano pace e dalla crisi climatica che avanza sempre di più causando danni all’ambiente e colpendo in maniera sproporzionata le persone in situazione di vulnerabilità perché già costrette alla fuga da guerre e violazioni dei diritti umani. I cambiamenti climatici, inoltre, esacerbano le crisi, provocando nuovi sfollamenti e ostacolando i rientri in sicurezza.
“La crisi climatica è una crisi umanitaria. Oltre la metà dei rifugiati e degli sfollati di tutto il mondo risiede nei Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico. Dopo gli orrori della guerra e della violenza, i rifugiati sono costretti ad affrontare anche le avversità indotte dal clima, come siccità, inondazioni e temperature estreme per sopravvivere. Non solo, sempre più spesso il cambiamento climatico è alla base dei conflitti che costringono le persone alla fuga. Per UNHCR è urgente affrontare il crescente impatto che il cambiamento climatico ha sulle persone in fuga, e siamo felici di collaborare con Legambiente per aumentare la sensibilità su questo tema così importante” ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.
sintesi di Alessandro Bruni
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