di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
Di solito, quando si interviene su questo tema la direzione prevalente è quella di una critica o una preoccupazione per un eccessivo intervento ecclesiale nelle questioni politiche, con conseguente rivendicazione dell’autonomia di queste ultime. Nel caso odierno si tratta invece, a mio parere, di proporre qualche considerazione sull’eccessivo distacco della Chiesa gerarchica dal suo compito di sensibilizzare il popolo cristiano sul valore, nella realtà di crisi del nostro Paese, della vocazione politica.
Per spiegarmi meglio aggiungo alcuni elementi sulla storia italiana su questo aspetto. Nell’Italia non ancora secolarizzata dei primi anni della Repubblica, il popolo cattolico partecipava alla vita politica tramite il partito della DC, la quale esprimeva una classe dirigente che mediamente era costituita dai migliori, che interpretavano il loro ruolo con competenza e responsabilità. In tal senso è stata un esempio la Dc veronese che, pur essendo il partito democristiano più a destra del Veneto, sapeva scegliere, per i diversi incarichi politici e amministrativi, le persone più preparate anche se in minoranza nel partito. Il rapporto tra Chiesa gerarchica (Papa e Vescovi) e politici cristiani era allora teologicamente concepito e regolato come un vero e proprio mandato, per cui la Chiesa, mandataria interveniva spesso quando riteneva che le scelte politiche dei cattolici fossero ritenute più o meno eterodosse.
Ne sapevano qualcosa leader come De Gasperi e Moro che in più occasioni dovettero difendere l’autonomia della politica. Il Concilio Vaticano II ha cambiato tale impostazione riconoscendo l’autonomia e la responsabilità dei laici nell’azione temporale, compresa la politica, per cui gli interventi più o meno disciplinari della Chiesa gerarchica cessarono. Con la fine della Dc e degli altri partiti storici si è determinata una crisi della politica, e il popolo cattolico. specie nel territorio lombardo-veneto, ha progressivamente trasferito il suo consenso politico in prevalenza verso la Lega e successivamente verso FdI, all’insegna sia di un certo corporativismo territoriale, che di una subordinazione acritica ai miti del populismo e del nazionalismo.
La politica si è così impoverita sul piano culturale, realizzativo e della qualità delle classi dirigenti, perdendo valore e credibilità nel Paese, per cui, specie tra i cattolici, l’impegno politico è stato da molti abbandonato o scelto certamente non dai migliori, contribuendo in tal modo ad accentuare la crisi politica. La Chiesa gerarchica nei fatti, a mio parere per un malinteso rispetto dell’autonomia politica, pur riconoscendo la sua rilevanza, si è limitata a prendere atto della situazione, lasciando la politica alla sua sorte, senza sensibilizzare adeguatamente il popolo cattolico sul suo rilevante valore. Per capire l’incidenza e quindi la responsabilità della Chiesa in tal senso, basta considerare, ad esempio, che nel lombardo-veneto, dal popolo cattolico di questo territorio sono emersi nel Novecento ben cinque Papi.
Questa mia sollecitazione, perciò non mira tanto a riproporre inutili e antistorici ritorni di segno clericale nella politica, quanto sensibilizzare la Chiesa, nel pieno rispetto della reciproca autonomia tra Chiesa e politica, sulla necessità di riproporre ai laici cristiani, un’idea alta ed esigente della politica da un punto di vista cristiano, e la vocazione politica come servizio e testimonianza di particolare valore per il miglioramento dell’intera comunità umana. Inoltre, avendo presente che il politico cristiano, operando laicamente nella nostra società secolarizzata, deve contribuire a ricercare e costruire soluzioni di ispirazione cristiana per i diversi e complessi problemi umani e sociali con cui deve fare i conti, abbisogna di una specifica formazione cristiana.
Egli deve infatti, pur trovandosi spesso in minoranza nella coalizione politica nella quale ha scelto di militare, saper interpretare i segni del nostro tempo e, sulla base della sua competenza tecnica acquisita nella scuola e nella società, perseguire soluzioni politiche nelle quali sia presente un concreto miglioramento del livello di umanità, Per questo egli deve sentire la Chiesa vicina e disponibile ad aiutarlo nella sua formazione cristiana, ma, nello stesso tempo, esigente, provocatoria e profetica nell’ideale di politica che indica al popolo e che egli è chiamato ad incarnare.