tratto da Documento Tecnico Linee di Indirizzo Agenas, novembre 2023.
La valorizzazione della professione infermieristica, e in particolare dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (IFoC) nell’ambito dell’assistenza territoriale, finalizzata ad incrementare la presa in carico e la gestione proattiva dei bisogni di continuità assistenziale, di aderenza terapeutica, in particolare in soggetti fragili e/o affetti da multi-morbidità, in un’ottica di integrazione con i servizi socioassistenziali, troverà una spinta decisiva nell’ambito delle sfide derivanti dal PNRR.
Il modello proposto per il territorio dovrebbe rispondere ai bisogni di salute in virtù dei cambiamenti sociodemografici del Paese. Infatti, si assiste:
- al progressivo invecchiamento della popolazione;
- all’incremento di persone con almeno una patologia cronica (40,8% della popolazione) e di condizioni di co-morbidità, in particolare in soggetti over settantacinquenni (66,6%);
- alla progressiva semplificazione della dimensione e composizione delle famiglie, con il 29,6% delle persone over sessantacinquenni che vivono sole;
- a una riduzione del 50% circa degli anni di vita liberi da disabilità nelle persone sopra i 65 anni, con sostanziali differenze sulla base delle condizioni socioeconomiche.
Tali caratteristiche richiedono un modello assistenziale sostanzialmente differente da quello centrato sull’ospedale, orientato verso un’offerta territoriale, che valorizzi un approccio più focalizzato sul contesto di vita quotidiana della persona. L’assistenza sanitaria territoriale diventa luogo elettivo per attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico delle persone affette da cronicità e della personalizzazione garantendo anche continuità relazionale, in stretta correlazione con il Piano Nazionale della Cronicità e il Piano Nazionale della Prevenzione.
Al contempo il modello persegue finalità di mitigare l’impatto della malattia sulla qualità di vita del singolo e della famiglia, responsabilizzare sugli stili di vita, coinvolgendo attivamente nella promozione e gestione della propria condizione di salute (self-care).
Conseguenze attese sono anche il contenimento della spesa sanitaria. Il sistema sanitario è chiamato ad anticipare i bisogni dei cittadini e a seguirli in maniera continuativa lungo tutto il percorso assistenziale, in accordo ad una sanità di iniziativa integrata con i servizi sociali.
A fronte di una sempre maggiore frammentazione del sapere, per garantire una risposta comprensiva, unitaria e sostenibile, l’assistenza primaria deve essere distribuita all’interno di un sistema più ampio e articolato, composto da più professionalità come reso noto nella Dichiarazione di Astana. Nel corso degli anni, la professione infermieristica, a seguito di un processo di espansione ed estensione del ruolo, attraverso la formazione, ha realizzato in tutto il mondo esempi di assistenza avanzata nelle cure primarie.
In alcuni contesti, per migliorare l’accesso ai servizi, si assiste ad una condivisione di attività fra la professione medica e infermieristica (es. Task Sharing). In altri contesti, infermieri specializzati sono stati inseriti in ruoli complementari a quelli già esistenti, per ottimizzare la gestione delle patologie croniche in termini di riduzione dei tassi di ospedalizzazione, miglioramento dei parametri clinici e soddisfazione dell’utenza.
In risposta agli obiettivi del Documento Salute 21 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si sono sviluppati percorsi di formazione di nuove figure infermieristiche, tra cui quella dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (IFoC). Caratteristica di questa figura è l’interesse verso l’individuo, la famiglia, la comunità e la casa come ambiente in cui i membri della famiglia possono farsi carico dei problemi di salute.
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