di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
E’ uscito il report Global tax evasion 2024, frutto del lavoro di oltre 100 ricercatori in tutto il mondo, coordinato dall’economista Gabriel Zucman, con la introduzione di Joseph Stiglitz, promosso anche dall’Unione Europea. Al tempo dei Greci i nostri ricchi sarebbero stati esiliati in quanto la superbia era il valore antidemocratico per eccellenza, imporsi sugli altri o non contribuire alla comunità. Ma oggi sono loro che governano tramite la finanza e pagano di tasse tra 0% e 0,5% della loro ricchezza. Per questo si propone di fargli pagare almeno il 2% (sarebbero 214 miliardi per i primi 2.756 super ricchi e 250 arriverebbero dalle multinazionali che aiuterebbero i paesi alla transizione climatica). Il messaggio dello studio è che l’evasione fiscale non è un fatto naturale, ma una scelta politica.
Ricavi dai primi 2.756 miliardari nel mondo se tassati al 2%.
Limitandoci invece alla ricchezza degli italiani nei paradisi fiscali, si nota che è in forte aumento dal 2016 al 2020 e vale il 10,6% (come minimo) del Pil, circa 196,5 miliardi. Si è spostata dai conti bancari della Svizzera (ancora però presente col 45% del totale) ad altri paradisi fiscali (in Europa 34%, in Asia 14,6% e 6% in Usa). La ricchezza censita è quella dei conti correnti. Una piccola parte sono immobili (Londra, Parigi, Costa Azzurra, Dubai, Singapore,…). Impossibili invece da calcolare gli acquisti di opere d’arte, oro, yacht, jet privati, etc.., per cui il valore evaso è molto maggiore dei 200 miliardi.
La globalizzazione ha reso tutto interconnesso e i paradisi fiscali sono parte integrante di questo sistema. Essi sono voluti e graditi dallo stesso sistema finanziario che guadagna in particolare con la gestione dei grandi patrimoni (come dice anche il magistrato Francesco Greco che se ne occupa da anni). La mancanza di una Europa politica, fatta solo di “mercati & moneta” ha favorito non solo questi paradisi ma la concorrenza tra gli Stati stessi creando regimi fiscali di favore (da Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia) ai circa 263mila ricchi scienziati, professionisti, atleti, imprenditori o pensionati con poche tasse (Cipro, Grecia, Italia, Malta e Portogallo).
Il leit motiv è sempre lo stesso: attrarre consumatori con potere d’acquisto elevato rispetto alla popolazione residente. Il risultato finale è una tassazione minore per tutti i paesi che sta calando ad un ritmo di 150 miliardi all’anno da 10 anni (che significa meno welfare per tutti). Temi che dovrebbero essere al centro delle politiche europee per distinguersi rispetto alle politiche delle democrature e del neo-liberismo Usa. Ma ci vorrebbe un’altra Europa.
Per fortuna la lotta in corso ha raggiunto primi risultati, avviando il sistema di scambio informatizzato tra banche CRS (common reporting standard dell’Ocse) che ha portato a scoprire il 75% di questi soldi, nel senso che ora si sa dove sono. Le istituzioni finanziarie sanno infatti in quali paradisi offshore sono, ma non significa che siano poi tassati. Secondo Alessandro Santoro (scienze delle finanze, Milano Bicocca) e presidente della commissione “Economia non osservata” gli Stati Uniti hanno aderito al Fatca, che impone molte regole, ma non obbliga allo scambio di informazioni del Crs, per cui è poi facile eludere le imposte.
Le nuove strategie dei super ricchi (ben curati dalle banche d’affari) sono acquistare immobili, depositari i soldi nelle “free zone” di Dubai o in alcuni Stati Usa (Nevada) dove le clausole non vengono rispettate, per eludere lo scambio di informazioni sui conti bancari. Ci sono poi le possibilità di acquistare una residenza fittizia, come fanno anche i nostri facoltosi calciatori e tennisti per 6 mesi, così hanno un’altra cittadinanza e così il nostro fisco non vede più il ricco italiano che diventa un “fantasma” e l’altro paese si guarda bene dal segnalarlo. Primi a fare queste cose sono le multinazionali, quasi tutte con sedi legali in paradisi fiscali. E’ comico osservare la serie di normative imposte alle nostre piccole imprese e ai cittadini (anche dall’UE) e poi dare possibilità di fare affari a chi ha sede legale nei paradisi fiscali (tutte le multinazionali dei telefonini e 5G per esempio).
Un recente sondaggio Ipsos (vedi anche Il Corriere della Sera del 17.12.23) dice che il 72% degli italiani concordano sul fatto che il sistema economico funziona solo a beneficio dei ricchi e dei potenti e il 54% che la politica è organizzata soprattutto al loro servizio. Nonostante l’apparato mediatico cerchi di distrarci il “senso comune” (come lo chiamava Gramsci) è più desto tra gli italiani di quel non crede il Censis quando ci definisce “sonnambuli”.
Per antica esperienza sanno che la rivolta paga in poche occasioni, ma vedono che viviamo un periodo in cui va bene a pochi e male a molti. Votano malvolentieri perché chi comanda (Banca centrale, i “mercati”, il Fondo Monetario) non si capisce da dove spuntino e il Governo Meloni super votato anche per le dure critiche che faceva all’Europa, agli Stati Uniti a questi “mercati”, ora è del tutto allineato alle loro regole.
Non raccolgono i promessi benefici e vedono portate alle stelle le diseguaglianze, continuano a non fidarsi delle eufemistizzate statistiche perché si ricordan del “mezzo pollo a testa” di Trilussa.
Questa questione dell’evasione dei soldi dei ricchi mette a repentaglio ovviamente la nostra democrazia, l’idea che siamo sulla stessa barca, anche se in cabine più o meno lussuose. Una volta si diceva “No taxation without rapresentation”, ma ai ricchi se togli il voto non gli frega nulla. Sono comunità nomadi (tranne poche eccezioni, specie tra gli imprenditori, i quali hanno ancora bisogno degli operai) che hanno capacità di influenzare le principali decisioni economiche (proprio tramite la finanza) e viaggiano su un’altra barca (spesso uno yacht).
La lotta quindi si sposta anche a livello mondiale e ci dovrà essere una pressione civica anche a partire dallo sport e dalle imprese affinché si ponga fine allo scandalo di una società che ha perso ogni valore morale e viaggia indisturbata (per ora) verso l’autodistruzione del Pianeta Terra sulle ali dei nuovi “dei”: Tecnica/AI e Finanza. Di queste questioni fondamentali si dovrebbe occupare l’Europa se vuole un mondo diverso.