di Alessandro Bruni.
Il precedente post di Viviani e la sua preoccupazione sulla gestione democratica del potere e sul rispetto istituzionale, mi hanno ricordato un altro scivolone comportamentale di Giorgia Meloni che qui ricordo:
3 ottobre 2023. Televideo titola: “Meloni: non c'è nessuno scontro con la magistratura. Dico quello che penso. La magistratura è libera di disapprovare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d'accordo”.
Televideo fa riferimento al fatto che Giorgia Meloni si è pronunciata contro il giudice del tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, che ha respinto la convalida del trattenimento di tre migranti disposta dal questore di Ragusa, sostenendo che la sentenza ha “motivazioni incredibili” e che il giudice “si scaglia contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”. Ma la Costituzione non prevede che il Presidente del Consiglio possa valutare la credibilità delle motivazioni dei pronunciamenti della magistratura e nemmeno che i provvedimenti di un governo (a prescindere dal fatto che sia o meno “democraticamente eletto”) non possano essere ritenuti illegittimi o incostituzionali. “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge” (art. 101). E soprattutto “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere” (art. 104).
Viene da chiedersi se è etico che una autorità dello Stato possa esprimere pubblicamente una sua opinione personale (“dico quello che penso”) su questioni che riguardano le istituzioni che presiede. Se così fosse, allora viene da dire la storica frase degli astronauti dell'Apollo 13 (13 aprile 1970) alla base di spedizione in Texas: “Houston, abbiamo un problema”.
Sì, perché come gli astronauti anche noi italiani allora abbiamo un problema con il governo. Se una autorità dello stato si può permettere di esprimere una sua opinione personale su un atto della magistratura significa solo che non riconosce l'indipendenza della magistratura e rivendica di potersi esprimere come un semplice cittadino al bar.
Questo comportamento svilisce la consapevolezza del ruolo delle istituzioni. Qui si badi bene non si vuole stabilire chi abbia ragione in merito, ma il modo con cui pubblicamente, senza alcuna remora, si comunica una opinione dall'alto del proprio ruolo istituzionale.
Pensiamo che ci sia stato un errore di comunicazione innanzi tutto, pensiamo che il disappunto della Meloni doveva trovare canali di chiarimento più istituzionali senza esternare opinioni in pubblico, ma agendo con la competenza e la consapevolezza del ruolo che riveste.
Vediamo di riportare questo scivolone comunicativo entro un ragionamento etico valido per qualsiasi persona che svolge un ruolo istituzionale. Analizziamo quindi alcune parole chiave per comprendere la situazione sul piano dell'etica di comunicazione in sequenza logica sulle seguenti espressioni:
Informazioni
Sono le notizie concettuali e numeriche su qualcosa espresse senza opinioni su cui poggia la nota affermazione giornalistica “prima i fatti e poi le opinioni”. Invertire questa sequenza porta a svilire la neutralità del dato esattamente come quando sul piano sanitario si sconfessa una informazione scientifica esprimendo una opinione pur non avendone la competenza. L'informazione non è mai opinione, dato che la prima deve essere oggettiva, mentre la seconda è per natura solo soggettiva. Oggi troppo spesso i media mescolano queste due regole determinando una confusione nella comunicazione (si pensi alla comunicazione televisiva durante l'epidemia di Covid-19).
Conoscenze
Solo dopo l'elaborazione personale delle informazioni si può costruire la conoscenza che altro non è che un corpo costituito da informazioni oggettive (forse...) che sono elaborate soggettivamente (forse..) da un individuo. Le informazioni per loro natura possono essere sensoriali (il profumo di un fiore) oppure un flusso elettronico (i dati in una schermata del pc). Ma prima di acquisire un significato conoscitivo, le informazioni devono essere elaborate nelle nostre menti oppure attraverso una estensione come il computer, via intelligenza artificiale.
Competenze
La competenza sociale è la capacità psicologica, relazionale e comunicativa, legata all'adeguata comprensione ed utilizzo, da un punto di vista cognitivo, affettivo e funzionale delle regole di interazione sociale. Alla competenza sono comunemente attribuite le seguenti abilità: uso del pensiero logico, intuitivo e creativo oltre che pratiche (implicano l'abilità manuale e l'uso di metodi, materiali, strumenti) che indicano la capacità di mettere in pratica le conoscenze per dare soluzione ai problemi.
Saper fare, ovvero l'abilità che esprime nell'agito la competenza
Le abilità del saper fare sono la premessa e il frutto della razionalità tecnica dell'uomo. Sono saperi di cui si conoscono e si comprendono le ragioni, le procedure, gli scopi, i prodotti. È sapiente colui che non solo produce qualcosa o risolve problemi, ma colui che conosce anche le ragioni di questo “fare”, sa perché, agendo in un certo modo e rispettando le procedure, si ottengono determinati risultati (al di là delle sue opinioni).
Tutti noi, Meloni compresa, tendiamo a non voler o a non poter, afferrare i concetti interi, dal disegno politico alla sostenibilità, al calo demografico o al degrado della sanità, seguendone le proposizioni fino alle loro conclusioni globali logiche. Vogliamo, invece, poter prendere le cose ad una fetta alla volta, arrivando ad impadronirci della parte che ci interessa (dal prevalere politico di parte, alla prenotazione sanitaria, al non aver immigrati tra i piedi, a predicare la sostenibilità degli altri). Ma alla fine anche se riusciamo a prendere molte fette, non siamo in grado di metterle assieme (normandole sul piano esecutivo) per ricostruire il pezzo intero, ovvero con il senso delle leggi e delle riforme e soprattutto con la consapevolezza di essere attori dell'insieme e non comparse.
Cara Meloni, noi vogliamo riforme che soddisfino il noi prima dell'io, mentre la politica attuale è tesa a dare risposte all'egoismo individuale dell'elettore per accaparrarsi il voto (questo è un fatto politico e non una opinione). Se fosse così da cittadini astronauti preoccupati finiremo col dire: “Houston, abbiamo un problema e non vorremmo aspettare di risolverlo alle prossime elezioni”.